Fissare a 15 anni l’età per iscriversi da soli sui social network: la svolta della Francia

Smanettano, a volte senza davvero nessun limite, li usano male, sono per loro uno strumento che li rende distanti dalla realtà. Eppure continuiamo a mettere in mano ai nostri ragazzi, poco più che bambini, gli smartphone (talvolta anche quelli più costosi). E c’è chi pensa che, forse, è il momento di imporre un freno

Li hanno tra le mani costantemente, hanno account su qualsiasi piattaforma – anche a noi sconosciuta –, chattano, fanno filmati, si insultano pure e si bullizzano anche. Gli smartphone tra i ragazzini sono un fenomeno sociale che – talvolta, non sempre – preoccupa e fa riflettere. Il motivo? È più che assodato che l’uso che ne fanno non è costruttivo (e non lo è nemmeno per noi adulti).

Eppure continuiamo a lasciarli navigare, tra challenge su TikTok terribili e chat di gruppi senza capo né coda. Ma se dessimo loro un freno?
C’è chi, qui e lì in qualche scuola, ha provato a eliminare l’utilizzo dei cellulari almeno in classe. Siamo curiosi di capire se basti.

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Intanto, Oltralpe, l’Assemblea Nazionale francese ha adottato un testo che fissa a 15 anni – per sicurezza e per arginare i fenomeni di bullismo – l’età a partire dalla quale ci si può registrare da soli (senza consenso di un adulto) su un social network. Al di sotto di tale età le piattaforme dovranno ottenere l’espressa autorizzazione dei genitori.

Si metterebbe così in pratica il concetto di “consenso digitale” già fissato dall’Unione europea che indica l’età minima per poter usare i social nella fascia compresa tra i 13 e i 16 anni.

Ciò dovrebbe avvenire attraverso un meccanismo di controlli formali sulle generalità del potenziale cliente, controlli che saranno a carico dei gestori delle piattaforme e che per questo, in casi di comportamenti laschi o reticenti, rischierebbero multe “fino all1% del loro valore d’affari certificato, si legge nella proposta arrivata all’Assemblea Nazionale francese.

Il disegno di legge è stato approvato quasi all’unanimità (82 voti contro 2) in prima lettura. Ora deve essere considerato al Senato.

Non esisteva già un’età minima?

Sì, in Francia si parla di “maggiore età digitale” stabilita a tutela dei giovanissimi e introdotta nel 2018 in applicazione del GDPR (Regolamento generale sulla protezione dei dati), che lasciava la possibilità di fissarla tra i 13 e i 16 anni. Questa soglia non ha però ricevuto un’applicazione reale e non ha avuto nessun impatto significativo sull’accesso dei minori alle diverse piattaforme digitali presenti sul web.

In generale, in effetti, il GDPR definisce che prima dei 15 anni, l’accesso ai dati personali del minore è subordinato al duplice consenso del minore e dei suoi genitori. Ed è qui che diventa un po’ complicato per gli adolescenti.

Infatti, l’Unione Europea aveva definito – nella direttiva che ha ispirato la legge francese – un’età minima di 16 anni, consentendo però a ciascun Paese di scegliere un’età diversa per definire la maggioranza numerica. Pertanto l’età minima è di 13 anni nel Regno Unito, Irlanda, Spagna o Polonia, mentre è di 16 anni per Germania, Paesi Bassi o Ungheria.

Con il nuovo testo di legge francese, “al di sotto di 15 anni, le piattaforme dovranno raccogliere la prova dell’autorizzazione di almeno uno dei titolari della potestà genitoriale” , è scritto nella nota introduttiva alla proposta che ora, se supererà il vaglio definitivo diventarà legge, che prevede anche sanzioni in caso di inadempienza.

E in Italia?

In Italia, il Garante per l’infanzia e l’adolescenza ha stabilito (articolo 2-quinquies del decreto legislativo 101 del 2018, che ha recepito il Gdpr) un limite di età a 14 anni prima del quale l’accesso ai social dovrebbe essere precluso per motivi di sicurezza. Esiste poi una postilla che permetterebbe a questi di entrare a far parte delle piattaforme social, sotto forma di utenti. I minori di 14 anni, infatti, possono avere l’accesso se ottengono il consenso dei genitori.

Di contro, la legge non vieta a chi ha meno di 14 anni di iscriversi a un social network, ma – in questi casi – è necessario il consenso dei genitori che dovrebbero essere vigili sull’uso della piattaforma da parte del proprio figlio minorenne.

L’articolo 8 del Gdpr ha previsto anche che le piattaforme debbano adoperarsi “in ogni modo ragionevole” per verificare che i genitori abbiano prestato il proprio consenso nei casi di iscrizione di bambini di età inferiore ai 13 anni, utilizzando tutte le “tecnologie disponibili”, ad esempio gli algoritmi.

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Fonti: Le Monde / Assemblée nationale

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