Così Google conservava i dati degli utenti di Chrome anche nella modalità in incognito (e ora ne pagherà le conseguenze)

Google ha raggiunto un accordo in una causa collettiva riguardante la privacy in modalità Incognito su Chrome, promettendo maggior trasparenza nella raccolta dei dati degli utenti

Google ha finalmente trovato un accordo per porre fine a una controversia legale, sollevata da un’azione collettiva, che metteva in dubbio l’efficacia della promessa di privacy offerta dalla modalità di navigazione in incognito del suo browser Chrome. Il caso, emerso inizialmente nel 2020, puntava il dito contro il colosso di Mountain View per aver continuato a monitorare e a raccogliere dati di navigazione in segreto, nonostante gli utenti optassero per una navigazione che credevano essere privata.

Secondo le denunce, Google non aveva chiarito adeguatamente che stava accumulando dettagli sui siti internet visitati anche in questa modalità presumibilmente anonima. I reclami si concentravano sull’ambiguità dei messaggi informativi di Chrome, i quali delineavano la raccolta di dati da parte dei siti web visitati, omettendo però di menzionare esplicitamente la raccolta effettuata da Google stesso.

Le misure adottate per migliorare la trasparenza e la privacy

Rispondendo a queste preoccupazioni, l’azienda si è impegnata a prendere significativi provvedimenti per migliorare la trasparenza e ristabilire la fiducia dei suoi utenti. Tra le misure annunciate, spicca la decisione di eliminare miliardi di dati accumulati da chi ha utilizzato la modalità Incognito. Questi includevano particolari riguardanti i siti web esplorati, informazioni raccolte senza una chiara comunicazione. Un ulteriore passo importante è la modifica nella gestione dei cookie di terze parti: Google ha promesso di disabilitare automaticamente questi strumenti di tracciamento in modalità Incognito, assicurando così che l’attività online degli utenti rimanga inaccessibile a inserzionisti o altre entità senza un esplicito consenso.

Già in precedenza, Google aveva introdotto aggiustamenti in risposta alle critiche mosse dalla class action. A gennaio, per esempio, aveva riveduto il messaggio di avviso della modalità Incognito per specificare che la raccolta di dati da parte dell’azienda avviene indifferentemente sia in modalità privata che in quella standard. Sebbene l’accordo raggiunto non comporti compensazioni dirette per gli utilizzatori di Chrome, essi avranno la facoltà di avviare azioni legali individuali contro Google, offrendo così un’ulteriore possibilità per difendere i propri diritti e richiedere indennizzi per presunte violazioni della privacy.

Un portavoce di Google, contattato dal Wall Street Journal, ha tenuto a precisare che l’azienda non vede inconveniente nell’eliminare “dati tecnici obsoleti” che, in ogni caso, non erano stati associati a persone identificabili. Tale dichiarazione sottolinea la volontà di Google di assumersi maggiori responsabilità nella gestione delle informazioni degli utenti, adottando strategie più trasparenti e responsabili. Benché l’accordo debba ancora ricevere l’approvazione giudiziaria, rappresenta un passo significativo verso l’adozione da parte di Google di politiche più chiare e rispettose in termini di raccolta dati degli utenti Chrome.

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Fonte: Courtlistener

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