Come l’eclissi di agosto ha modificato l’atmosfera

Il 21 agosto il cielo si è oscurato per qualche minuto: negli Usa è avvenuta un' eclissi totale di Sole, uno degli spettacoli naturali più affascinanti che si possa vivere. Qualche minuto per poi tornare tutto com'era? Secondo una ricerca del Massachussets Institute of Technology (Mit, Usa) in collaborazione con l'Università di Tromso (Norvegia) no: l'atmosfera in qualche modo si è modificata, anche se in modo temporaneo, poichè l'evento ha generato delle "bow waves", onde simili a quelle che una nave genera nel mare

Il 21 agosto il cielo si è oscurato per qualche minuto: negli Usa è avvenuta un’ eclissi totale di Sole, uno degli spettacoli naturali più affascinanti che si possa vivere. Qualche minuto per poi tornare tutto com’era? Secondo una ricerca del Massachussets Institute of Technology (Mit, Usa) in collaborazione con l’Università di Tromso (Norvegia) no: l’atmosfera in qualche modo si è modificata, anche se in modo temporaneo, poiché l’evento ha generato delle “bow waves“, onde simili a quelle che una nave genera nel mare.

Un’eclissi di Sole avviene quando la Luna transita davanti alla nostra stella, ponendosi tra questa e la Terra, dove osserviamo l’oscuramento totale (o parziale) del Sole stesso. L’evento avviene nel novilunio e interessa di norma una piccola fetta di osservatori, oltre ad essere generalmente raro, a causa della differenza di dimensioni tra gli astri e delle diverse inclinazioni delle rispettive orbite.

Quando l’eclissi è totale, si fa realmente buio sulla Terra, determinando anche una rapidissima diminuzione delle temperature percepite, nonchè fenomeni di “reazione della natura”, con fiori che, se sbocciati, tendono a chiudersi e animali in preda a paura. Il mondo, per qualche minuto, sembra essere in procinto di finire.

L’oscurità totale dura solo qualche minuto, il tempo necessario affinché la Luna, continuando la sua orbita intorno alla Terra, passi oltre il sole. Ma già negli anni ’70 alcun scienziati ipotizzavano che il fenomeno è in grado di lasciare qualche traccia, anche se la conferma non era mai arrivata.

Proprio qualche giorno fa però un gruppo di ricerca del Mit in collaborazione con l’Università di Tromso ha fornito le prime evidenze di queste “tracce”. Grazie ad un sofisticato sistema di interpretazione dati forniti dai satelliti artificiali a seguito dell’eclissi del 21 agosto negli Usa, gli studiosi hanno evidenziato la generazione di “bow waves“, letteralmente “onde inclinate”, dovute proprio all’eclissi.

eclisse atmosferaProgressione eclissi di Sole vista il 21 agosto 2017 a Madras (Oregon, Usa)

Nel corso di un evento di totalità come quello dello scorso agosto, la Luna, illuminata dal Sole davanti al quale si trova per qualche minuto, proietta la sua ombra sulla Terra. Questo provoca un’immediata e rapida diminuzione di “input di energia” che arrivano sull’atmosfera . In altre parole, poiché il Sole per qualche minuto è oscurato, la nostra atmosfera sperimenta un “deficit energetico” dovuto all’assenza di luce e calore che generalmente riceve dalla nostra stella.

La zona più “colpita” dal fenomeno è risultata la ionosfera, la fascia dell’atmosfera nella quale le radiazioni del Sole, e in misura molto minore i raggi cosmici provenienti dallo spazio, provocano la ionizzazione dei gas componenti.

Il complicato sistema atmosferico viene dunque perturbato (“disturbato”), trovandosi dunque in una momentanea situazione di non equilibrio: questo implica la formazione di onde, rilevate dai cambiamenti di densità di elettroni. Gli stessi ricercatori hanno paragonato il fenomeno a quello che accade in mare quando passa una nave, che produce delle onde che si propagano fino a riva. Si parla ovviamente di onde di natura diversa, ma il meccanismo di propagazione non è poi molto diverso.

“Questo studio rivela complesse interconnessioni tra Sole, Luna e atmosfera terrestre e dimostra come esistano processi di accoppiamento persistenti (ovvero fenomeni che dipendono l’uno dall’altro, N.d.R.) tra i diversi componenti dell’atmosfera stessa, di notevole interesse per la comunità scientifica” scrivono i ricercatori .

Per ora tutto questo resta “solo” una pietra miliare scientifica: non c’è alcuna evidenza che il fenomeno comporti rischi per il nostro pianeta o modifiche permanenti potenzialmente pericolose. Gli autori tengono a precisare, comunque, che questi dati saranno utilissimi negli studi futuri, alla ricerca di segnali sempre più concreti di interazione tra gli astri.

Il lavoro è stato pubblicato su Geophysical Research Letters.

Roberta De Carolis

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