Sontuosa e straordinaria cantina vinicola romana spunta dalle rovine di Villa dei Quintilii, sull’Appia antica

Con tutta probabilità l’imperatore veniva qui per inaugurare la vendemmia ogni anno con un rituale e un banchetto alla presenza di molto alcol

Di tutte le rovine romane che popolano quello che oggi è un piacevole paesaggio di pini e prati, sotto lo sguardo distante dei Colli Albani, la Villa dei Quintili è forse la più imponente: quasi una città in miniatura, che copre fino a 24 ettari.

Adagiata sull’antica via Appia che corre a sud-est di Roma, la villa aveva un proprio teatro, un’arena per le corse dei carri e un complesso di terme con pareti e pavimenti rivestiti di sontuoso marmo.

Ma ora c’è stata una scoperta straordinaria per la storia della villa, le cui origini risalgono al II secolo d.C.. È stata infatti rinvenuta un’elaborata cantina che non ha eguali nel mondo romano per sontuosità.

La cantina è stata costruita sopra uno dei cancelli di partenza dell’arena

La struttura comprendeva una serie di lussuose sale da pranzo con vista su fontane zampillanti di vino novello. C’erano anche aree di calpestio rivestite di marmo dove si pestavano i frutti appena raccolti, mentre l’imperatore con tutta probabilità banchettava con il suo seguito e guardava i lavori in corso.

La cantina, appena fuori dai confini della città di Roma durante l’antichità, si trovava in quello che un tempo era un paesaggio di frutteti e terreni agricoli, punteggiato da tombe monumentali e dalle ville dei super ricchi.

La scoperta è avvenuta per caso. Gli archeologi del Ministero della Cultura stavano infatti cercando di trovare uno dei punti di partenza dell’arena della villa. La pista per le corse dei carri fu costruita dall’imperatore Commodo, che regnò tra il 177 e il 192 d.C.. Si è scoperto che la cantina successiva è stata costruita sopra uno di questi cancelli di partenza.

Il fatto che il nome di Gordiano sia impresso in una vasta vasca di raccolta del vino significa che probabilmente l’imperatore ha costruito la cantina o l’ha ristrutturata. Si dovrebbe trattare di Gordiano III, poiché il primo e il secondo imperatore con questo nome regnarono solo per pochi giorni, e l’opera risalirebbe intorno al 238-244 d.C..

Come avveniva il processo di vinificazione

L’archeologo Emlyn Dodd, vicedirettore della British School at Rome ed esperto di produzione vinicola antica, ha parlato delle aree di calpestio del vino rettangolari scavate di recente. Ha spiegato:

Di solito queste aree di calpestio sono coperte da un cemento impermeabile. Ma queste erano ricoperte di marmo rosso. Il che non è l’ideale, perché il marmo diventa incredibilmente scivoloso quando è bagnato. Ma dimostra che chi l’ha costruita ha dato priorità alla natura stravagante della cantina rispetto a considerazioni pratiche.

Dopo essere stata pestata, l’uva pigiata veniva portata alle due presse meccaniche che si trovavano nelle vicinanze. Il mosto d’uva ottenuto veniva poi inviato in tre fontane, che sgorgavano da nicchie semicircolari ricavate nel muro del cortile. In realtà le fontane erano cinque, con due cannelle esterne che producevano acqua.

Il mosto, dopo essere uscito dalle fontane, scorreva lungo canali aperti in vasti dolia di ceramica, o vasi di stoccaggio, conficcati nel terreno. Si tratta di una tecnica di vinificazione standard nell’antica Roma, poiché creavano un microambiente stabile in cui si sarebbe svolta la fermentazione.

Ora si punta a portare alla luce anche le altre sale da pranzo

Su tre lati di questo cortile aperto si aprivano sale da pranzo coperte con ingressi ampi e aperti. Secondo l’ipotesi di Dodd, qui l’imperatore avrebbe banchettato e goduto dello spettacolo della produzione del vino.

Solo una di queste sale da pranzo è stata scavata e le sue pareti e i suoi pavimenti erano ricoperti da impiallacciature di marmo intarsiato multicolore con elaborati motivi geometrici. L’obiettivo di Dodd è ora quello di trovare i fondi per portarle tutte alla luce.

L’intera struttura sembra essere stata progettata pensando sia alla questione pratica della produzione del vino sia al puro teatro. Le lettere di Marco Aurelio attestano che egli banchettava osservando il lavoro di vinificazione in corso, forse in un impianto di vinificazione di lusso a Villa Magna che è l’unico parallelo alla cantina appena scoperta.

L’ipotesi di Dodd è che l’imperatore e il suo seguito visitassero annualmente la Villa dei Quintilii per inaugurare la vendemmia con un rituale e un banchetto spettacolare ad alto tasso alcolico.

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Fonte: Cambridge University Press

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