La civiltà Maya non finisce mai di stupire (e di stupirci): un gruppo di ricerca guidato dalla Idaho State University e dall’Università del Texas (Usa) ha scoperto nell’attuale Guatemala un enorme insediamento mai identificato prima, che copre un’area di circa 1.685 chilometri quadrati collegati da 177 chilometri di antiche strade

©Ancient Mesoamerica
Una vera e propria “regione Maya” mai identificata prima è stata ora scoperta dagli scienziati nel nord del Guatemala, ed è composta da 964 insediamenti interconnessi. L’incredibile ritrovamento è opera di un gruppo di ricerca guidato dalla Idaho State University e dall’Università del Texas (Usa).
I siti sono del periodo Maya preclassico – che durò dal 1000 a.C. circa fino al 150 d.C. e coprono un’area di circa 1.685 chilometri quadrati, collegati da 177 chilometri di antiche strade. La scoperta è avvenuta tramite il LiDAR (acronimo di ‘light detection and ranging’), un sistema di rilevamento che fa “rimbalzare” i segnali laser sulle superfici per rivelare caratteristiche e strutture nascoste, tecnologia ormai ampiamente utilizzata per studi di questo tipo.
In particolare, mentre sorvolava il bacino carsico di Mirador-Calakmul (MCKB), in Guatemala, il team ha utilizzato il sistema per penetrare nella fitta giungla e “portare alla luce” le antiche costruzioni nascoste al di sotto.
Le analisi LiDAR hanno dimostrato la presenza di dense concentrazioni di siti contemporanei nuovi e precedentemente sconosciuti – scrivono gli autori sul lavoro – piattaforme massicce e costruzioni piramidali, inclusi gruppi triadici, numerosi complessi E-Group, reti di strade rialzate, campi da gioco e bacini idrici che hanno richiesto enormi quantità di lavoro e risorse, concentrate da un’organizzazione e un’amministrazione presumibilmente centralizzate
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I 964 siti ora scoperti sono stati raggruppati in 417 città, paesi e villaggi, apparentemente tutti parte di un’unica civiltà unificata, vista la coerenza di forme e modelli architettonici, ceramiche, arte scultorea, modelli architettonici e costruzioni unificanti di strade rialzate all’interno di un territorio geografico specifico.
Per costruire una tale civiltà sono stati probabilmente necessari produttori di calce, specialisti di cava e malta altamente qualificati, tecnici litici, architetti, specialisti di logistica e approvvigionamento agricolo, funzionari delle forze dell’ordine e religiosi, tutti operanti in un’omogeneità politica e ideologica, spiegano i ricercatori.
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Una scoperta davvero unica e incredibile che potrebbe aprire le porte a nuovi mondi sulla civiltà Maya e in generale sulle popolazioni precolombiane. Le grandi piattaforme e le piramidi identificate all’interno di alcuni siti, suggeriscono infatti il loro utilizzo come centri politici, accanto a un totale di 30 campi da gioco sparsi in tutto il ritrovamento.
E il ritrovamento accende un faro anche dal punto di vista tecnologico: infatti il bacino carsico di Mirador-Calakmul non ha fiumi o laghi aperti tutto l’anno, e quindi solo estesi progetti di raccolta dell’acqua avrebbero potuto garantire l’esistenza di una popolazione così numerosa: infatti i ricercatori hanno trovato 195 bacini artificiali, oltre a una rete di canali per il trasporto dell’acqua nella regione. “Non male” per una civiltà considerata antica.
Il lavoro è stato pubblicato su Ancient Mesoamerica.
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Fonte: Ancient Mesoamerica
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