Fossili di 1,63 miliardi di anni potrebbero riscrivere la storia della nascita della vita sulla Terra

Delle recenti scoperte in Cina rivelano fossili di oltre 1,6 miliardi di anni fa, suggerendo che la multicellularità è emersa molto prima del previsto, offrendo nuove prospettive sull'evoluzione della vita sulla Terra

Alcuni ritrovamenti fossili in Cina hanno portato alla luce dei dati sorprendenti che indicano l’origine della multicellularità molto prima di quanto ipotizzato dagli scienziati fino ad oggi. Questi fossili, attribuiti a un’antica forma di alga fotosintetica, rappresentano i più antichi esempi conosciuti di eucarioti multicellulari, organismi distinti per avere un nucleo cellulare ben definito contenente DNA.

Un articolo pubblicato sulla rivista Science Advances ha messo in luce che questi fossili, scoperti nella Formazione Chuanlinggou in Cina, risalgono a oltre 1,6 miliardi di anni fa. Ciò segna una deviazione significativa dalla precedente cronologia scientifica, anticipando di circa 70 milioni di anni l’epoca stimata per l’emergere della vita multicellulare.

I resti fossili, identificati come possibili esemplari di Qingshania magnifica, mostrano strutture filamentose composte da fino a 20 cellule a forma di barile, sovrapposte le une alle altre. La presenza di spore in alcuni campioni suggerisce che Q. magnifica si riproduceva asessualmente, evidenziando un grado di complessità organizzativa.

Una scoperta che cambia la visione dell’evoluzione

Lanyun Miao, coautrice dello studio e ricercatrice presso l’Istituto di geologia e paleontologia dell’Accademia cinese delle scienze a Nanchino, ha sottolineato l’importanza di questi filamenti per il loro grado di complessità e variazione morfologica:

Questi fossili forniscono una finestra sul passato remoto, quando i primi eucarioti unicellulari, antenati di tutta la vita vegetale e animale odierna, comparvero circa 1,65 miliardi di anni fa, segnando un punto di svolta nell’evoluzione della vita sulla Terra.

Il lavoro si appoggia a ricerche iniziate nel 1989, quando fu descritto per la prima volta Q. magnifica, anche se all’epoca non ricevette grande attenzione a causa della scarsa qualità delle immagini pubblicate e della limitata diffusione della rivista di pubblicazione. Un ritorno sul campo nel 2015 ha permesso di raccogliere 279 fossili microscopici, quasi tutti attribuibili alla Q. magnifica, fornendo nuove prove sulle loro capacità fotosintetiche, simili a quelle delle alghe moderne.

Questa ricerca non solo riscrive la storia della multicellularità, ma apre nuove prospettive sull’evoluzione della vita complessa sulla Terra. Jack Craig, professore assistente di ricerca alla Temple University, non coinvolto nello studio, enfatizza l’importanza di tali scoperte per comprendere meglio il lignaggio evolutivo che ha portato all’origine della nostra specie. La difficoltà intrinseca nell’identificare fossili di oltre un miliardo di anni, specialmente quando si considera che i fossili di dinosauri più antichi datano a soli 250 milioni di anni fa, rende questa ricerca particolarmente significativa. Come sottolinea Craig, giungere a conclusioni così importanti con un’elevata sicurezza rappresenta un traguardo rilevante nel campo della paleontologia e della biologia evolutiva.

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Fonte: Science Advances

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