Non basta l’alimentazione sana, per combattere l’obesità bisogna incentivare le relazioni sociali

Una recente ricerca ha sottolineato che l'obesità aumenta il rischio di isolamento sociale, che a sua volta aumenta il rischio di morte prematura per tutte le cause.

Esiste una relazione bidirezionale tra obesità e isolamento sociale, perché nel tentativo di sfuggire al senso di isolamento, le persone possono consumare più cibo e bevande del solito o mangiare cibi più malsani, i cosiddetti cibi di conforto.

Un recente studio condotto nel Regno Unito ha suggerito che un modo per mantenere in vita le persone obese più a lungo è incoraggiarle a interagire maggiormente con gli altri.

Lo studio

Lo studio è giunto alla sua conclusione utilizzando qualcosa chiamato rapporto di rischio, una misura di quanto spesso un particolare evento si verifica in un gruppo rispetto a quanto spesso accade in un altro gruppo, nel corso del tempo. Si è scoperto che le persone meno isolate socialmente hanno un ridotto rapporto di rischio di morte per qualsiasi causa. Ciò significa che le persone che sono più connesse socialmente hanno meno probabilità di morire prematuramente per qualsiasi causa.

Ciò è ancora più significativo nelle persone con obesità. L’isolamento ha un effetto maggiore sul rischio di morte nelle persone con obesità rispetto a quelle con un peso sano. Quelli con obesità hanno mostrato una riduzione del rischio di mortalità quattro volte maggiore quando i loro livelli di isolamento sociale sono diminuiti.

Sappiamo anche che l’obesità comporta un rischio maggiore di isolamento sociale, che a sua volta ha implicazioni sulla salute mentale e fisica. Quindi non sorprende che la riduzione dell’isolamento sociale tra le persone obese ridurrebbe il rischio di mortalità.

Lo studio ha rilevato che una riduzione dell’isolamento sociale è più associata a una diminuzione del rischio di morte rispetto a qualsiasi altro fattore, tra cui una dieta sana, l’attività fisica, il consumo di alcol, la depressione e l’ansia.

Relazione tra isolamento sociale e obesità

L’obesità è una condizione medica in cui le persone hanno un eccesso di grasso corporeo, misurato dal loro indice di massa corporea. L’aumento dei tassi di obesità fa sì che alcuni studi prevedano che circa il 20% della popolazione adulta globale sarà obesa entro il 2030.

Questo aumento è intrecciato con crescenti livelli di isolamento sociale e solitudine. Entrambi sono aumentati durante la pandemia di COVID ed entrambi sono collegati a un maggior rischio di mortalità, proprio come l’obesità. Essere isolati e sentirsi soli può anche portare a una riduzione dell’esercizio fisico.

D’altra parte, l’obesità può portare all’isolamento sociale e alla solitudine, poiché le persone sperimentano stigmatizzazione, rifiuto, discriminazione, bullismo, senso di colpa e ridotta autostima. Può anche generare una perdita di fiducia negli altri e la percezione che le situazioni sociali rappresentino una minaccia, quindi è meglio evitarle.

Sappiamo anche che l’obesità è associata a una peggiore salute mentale, soprattutto nelle donne. Non sorprende, quindi, che le persone obese abbiano maggiori probabilità di isolarsi, di evitare di trascorrere del tempo in luoghi pubblici e di interagire con gli altri.

Lo studio più recente dimostra il danno significativo che l’isolamento sociale può avere su chi soffre di obesità. I risultati non dovrebbero essere interpretati come un segnale che l’unica risposta ai rischi per la salute derivanti dall’obesità sia creare connessioni sociali.

Tuttavia, lo studio dovrebbe indurre a ripensare gli atteggiamenti e gli approcci all’obesità che si concentrano esclusivamente sulla dieta e sull’esercizio fisico. La ricerca ha dimostrato che il tradizionale consiglio “mangia meno, muoviti di più” è semplicistico e obsoleto.

L’alimentazione sana e l’esercizio fisico non dovrebbero essere prioritari nel trattamento dell’obesità a scapito di tutti gli altri fattori. Per ridurre il rischio di mortalità dovuto all’obesità, è necessario tenere conto dell’isolamento sociale insieme a un’alimentazione sana e alle attività fisiche.

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Fonte: JAMA

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