Etichette alimentari: se c’è scritto “vegan” i consumatori scelgono altro, i risultati sorprendenti di un nuovo studio

Uno studio, condotto dal MIT Media Lab, ha rivelato che l'etichetta "vegan" sui prodotti alimentari allontana i consumatori anziché attirarli verso opzioni più sostenibili. Rimuoverle, secondo gli esperti, potrebbe ridurre l'impatto ambientale senza limitare la libertà di scelta dei consumatori

Spesso diamo per scontato che le diciture “vegan” o “vegetariano” in etichetta siano un’ottima strategia per promuovere una scelta più sostenibile in ambito alimentare. Tuttavia, uno studio condotto dal MIT Media Lab ha rivelato qualcosa di sorprendente: queste etichette, invece di attirare i consumatori verso opzioni più ecologiche, li allontanano.

Ma partiamo dall’inizio. Nel 2021, Alex Berke, una studentessa di dottorato nel gruppo City Science del MIT Media Lab, ha proposto di allineare le spese alimentari del laboratorio con gli obiettivi di sostenibilità, rinunciando alla carne nei servizi di ristorazione durante gli eventi.  Questa proposta ha suscitato un acceso dibattito nella comunità del MIT Media Lab, portando ad un progetto di ricerca che ha coinvolto circa 800 persone tra cui 160 studenti.

Il risultato di questo lavoro è stato pubblicato sulla rivista Appetite con il titolo “L’impatto negativo delle etichette vegetariane e vegane: risultati di esperimenti randomizzati e controllati con consumatori statunitensi”.

Berke e il suo collega Kent Larson, direttore del gruppo City Science, hanno condotto una serie di esperimenti per comprendere meglio la percezione delle opzioni a base vegetale e testare l’ipotesi che il linguaggio e le etichette abbiano un ruolo significativo in questo contesto. La domanda di ricerca fondamentale era se le etichette vegane e vegetariane, comunemente usate nei menu, possano influenzare negativamente la scelta di opzioni più sostenibili.

I risultati degli esperimenti hanno confermato questa ipotesi. Berke ha inizialmente studiato la comunità del Media Lab, conducendo esperimenti durante gli eventi organizzati nel laboratorio in cui veniva servito cibo. Durante tali eventi, i partecipanti dovevano scegliere tra 2 opzioni di menu per il loro pasto. Nel caso del pasto vegetale venivano presentate ulteriori due versioni: una con un’etichetta “vegana” e l’altra senza etichetta.

Alla fine dell’esperimento si è visto che le persone erano significativamente meno propense a scegliere l’opzione etichettata come “vegana” e spesso prediligevano l’opzione vegana quando non era etichettata.

Come potete vedere dalla seguente infografica, nel primo gruppo di ricerca l’opzione vegana etichettata è stata scelta dal 36%, mentre la stessa non etichettata dal 60,7%, anche nel secondo gruppo di studio si nota la differenza (33.9% contro 63.8%.

studio etichetta vegan

@MIT

Gli esperimenti condotti nell’ambito degli eventi del MIT sono stati poi estesi a un campione più ampio di consumatori statunitensi, e ancora una volta i risultati hanno dimostrato che le etichette “vegana” e “vegetariana” influenzavano negativamente la scelta delle opzioni a base vegetale. Inoltre, è emerso che la rimozione di tali etichette non influenzava negativamente le scelte dei vegetariani e dei vegani, indicando che tale cambiamento non avrebbe impatto sulla loro libertà di scelta.

In sintesi, gli studi condotti da Berke e Larson indicano che le etichette “vegane” e “vegetariane” possono disincentivare i consumatori a scegliere opzioni a base vegetale, piuttosto che promuoverle. Pertanto, secondo quando dichiarato dalla dottoressa Berke:

La rimozione di queste etichette potrebbe fornire a ristoranti e altre istituzioni un mezzo estremamente semplice ed economico per ridurre il proprio impatto ambientale, con modifiche minime ai menu e senza incidere sulla libertà di scelta dei consumatori.

Rimuovere le etichette “vegane” e “vegetariane” sarebbe in realtà, a detta degli studiosi, un sistema per normalizzare l’alimentazione a base vegetale e impostare queste opzioni come predefinite rappresenta un cambiamento immediatamente realizzabile verso una dieta più sostenibile.

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Fonte: MIT

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