Da biologico a intensivo, l’etichetta per la carne che indica subito il metodo di allevamento e il benessere animale

Un'etichetta per la carne che, come avviene già per le uova, indica subito il metodo di allevamento e il benessere animale

Un’etichetta per le carni in grado di rivelare senza tanti fronzoli il metodo di allevamento e il benessere animale. A chiederla a gran voce sono Legambiente e Compassion in World Farming (CIWF) che hanno invitato le autorità italiane a usare una tabella chiara, che permetta a tutti di individuare con facilità il mondo in cui gli animali sono stati allevati e di conseguenza anche il loro grado di benessere.

Non tutti vogliono rinunciare alla carne, nonostante sia ormai chiaro che sia uno dei principali responsabili della produzione di emissioni. Tuttavia, i consumatori sono sempre più attenti e da tempo si parla della necessità di introdurre un sistema di etichettatura dedicato. Troppo spesso infatti gli animali vivono rinchiusi in luoghi ristretti, con pochissimo spazio per muoversi ma anche in cattive condizioni.

Anche l’Europa di recente si è detta favorevole. A dicembre, il Consiglio europeo ha approvato l’idea di un’etichetta per il benessere degli animali comune a tutta l’Ue. Un vero e proprio standard comunitario che abbia da una parte l’obiettivo di aumentare il benessere degli animali all’interno degli allevamenti e dall’altra di permettere ai consumatori di fare scelte più consapevoli.

A questo proposito, CIWF e Legambiente hanno appena presentato una proposta di etichettatura secondo il metodo di allevamento, attraverso una tabella di facile lettura. Secondo le associazioni, ancora oggi le etichette presenti sul mercato possono essere molto fuorvianti:

“Claim che si riferiscono a ‘verdi pascoli’, così come etichette e certificazioni disomogenee e confondenti sul benessere animale, oltre ad aumentare il rischio di veicolare informazioni poco chiare, rendono impossibile al consumatore districarsi e, soprattutto, fare scelte di acquisto coerenti con i propri desiderata”.

Ecco perché hanno rivolto un appello al nuovo Governo e al Ministero delle Politiche Agricole e della Salute, chiedendo maggiore trasparenza nella creazione degli standard nazionali di “certificazione del benessere animale”.

La nuova etichettatura

L’etichettatura presentata ieri si basa in primo luogo sull’indicazione dei diversi sistemi di allevamento delle vacche da latte: ad esempio se l’animale sia stato allevato al pascolo, a stabulazione libera o a stabulazione fissa. Un modo per ricordare che le modalità di allevamento non sono affatto tutte uguali, si va dal biologico all’intensivo.

etichette carne

“La conoscenza dell’etogramma di una specie allevata, cioè dell’insieme dei comportamenti naturali manifestati dalla specie è parte sostanziale nella messa a punto di indicatori e di sistemi di valutazione del benessere animale e, in questo, il metodo di allevamento è precondizione essenziale per poter valutare le oggettive possibilità di benessere degli animali allevati” ha detto Dario Buffoli, medico veterinario esperto in etologia e benessere animale.

Le associazioni chiedono inoltre che i Fondi PAC e Recovery Fund siano investiti per la transizione a sistemi di allevamento più sostenibili, premiando gli allevatori che già si impegnano ben al di sopra dei limiti di legge a garantire il benessere animale. Secondo CIWF e Legambiente, i fondi che potevano essere indirizzati a favore del benessere animale, nella scorsa PAC sono stati sottoutilizzati.

“Sarebbe inaccettabile utilizzare ancora una volta i fondi PAC per finanziare lo status quo, cioè i sistemi di allevamento intensivi, la cui insostenibilità è stata ormai ampiamente acclarata. Si tratterebbe di un’operazione in piena contraddizione con il Green Deal Europeo” ha concluso Federica di Leonardo di CIWF.

Fonti di riferimento: Legambiente

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