Questi sono i cereali da colazione che contengono più ftalati (e non sono i Kellogg’s)

Quasi tutti i prodotti alimentari che portiamo ogni giorno a tavola sono drammaticamente contaminati da sostanze pericolose: la denuncia nella nuova indagine condotta da "Consumer Reports"

Andare al supermercato e acquistare in modo semplice tutti i prodotti alimentari di cui abbiamo bisogno non ci fa riflettere abbastanza sul lungo viaggio che ogni prodotto ha fatto per arrivare sulle nostre tavole e del mondo complesso e intricato della produzione di ciò che mangiamo.

Consideriamo che ogni prodotto subisce una serie di viaggi e trasformazioni industriali che possono durare giorni o anche settimane (questo dipende da quanto l’alimento è processato), prima di finire confezionato e inscatolato e di partire alla volta dei supermercati.

Tra tutti questi passaggi industriali, non deve sorprendere se nei prodotti che consumiamo regolarmente vi siano tracce di composti chimici plastici, noti come bisfenoli e ftalati, con potenziali rischi per la salute.

Lo rivela la rivista statunitense Consumer Reports, che recentemente ha testato una serie di prodotti alimentari per scoprire se e in che misura contenevano bisfenoli e ftalati negli imballaggi di plastica, metallo e carta.

L’indagine

I ricercatori hanno selezionato un campione di 100 prodotti alimentari: 67 alimenti provenivano da supermercati e 18 da catene di fast food; alcuni dei prodotti erano biologici. I prodotti oggetto dell’indagine sono stati divisi dai ricercatori in diverse categorie:

  • bevande
  • prodotti del fast food
  • carne e pollame
  • frutta e verdura
  • cereali e cibi per l’infanzia
  • fagioli in scatola e condimenti
  • latticini
  • piatti pronti e pesce.

Dall’indagine laboratoriale è emersa in molti casi una contaminazione preoccupante da ftalati, una famiglia di sostanze chimiche organiche che derivano dal petrolio impiegate come agenti plastificanti, ma anche come ottimizzatori della consistenza e della resa di diversi prodotti.

Oltre ad avere un impatto ambientale molto alto, queste sostanze possano provocare danni seri al nostro organismo, agendo come interferenti endocrini, danneggiando il nostro sistema riproduttivo e aumentando infine il rischio di insorgenza di diabete di tipo 2.

La presenza di ftalati nel cibo confezionato potrebbe avere una duplice origine:

  • da una parte, l’uso estensivo di queste sostanze iniziato negli scorsi decenni ha contaminato il suolo e dunque anche il mangime per gli animali, che rappresentano la materia prima di molti alimenti
  • dall’altra, le confezioni in cui sono avvolti i cibi possono contenere ftalati e dunque queste sostanze possono migrare dai materiali plastici ai cibi stessi.

Il recente test di Consumer Reports evidenzia, per quanto riguarda gli ftalati, una problematica diffusa, e una presenza in quasi tutti gli alimenti testati – anche nei prodotti biologici.

Leggi anche: Cartoni della pizza e imballaggi per alimenti contaminati da ftalati, lo studio shock dell’agenzia svedese

Anche la presenza dei bisfenoli negli alimenti oggetto dell’indagine è preoccupante. Ricordiamo che, come dimostrato da studi scientifici, l’esposizione al bisfenolo (BPA) è legata alla comparsa di obesità, cancro, difetti alla nascita, infertilità maschile, endometriosi e altre patologie gravi.

I cereali più contaminati

In questo articolo puntiamo l’attenzione sui cereali per la colazione, un prodotto molto venduto e consumato da adulti e piccini, che nasconde molte più insidie di quelle che potremmo pensare e che sin dalle prime ore del giorno ci espone a sostanze controverse e pericolose.

Maglia nera ai cereali al miele “Cheerios” prodotti dalla multinazionale statunitense General Mills, che contengono 10,980 nanogrammi di ftalati per porzione: questa informazione è particolarmente allarmante se pensiamo che questo prodotto nasce per essere consumato soprattutto da bambini.

Se siete curiosi di conoscere i prodotti più contaminati appartenenti alle altre categorie, vi invitiamo a leggere il nostro articolo in merito.

Sottolineiamo il fatto che si tratta di un test condotto sul mercato americano e relativo ai prodotti in vendita negli Stati Uniti: non sappiamo ovviamente cosa emergerebbe da un test fatto su prodotti italiani.

Il nostro obiettivo vuole essere non tanto di demonizzare alcuni prodotti in luogo di altri, ma piuttosto quello di sensibilizzare su una questione preoccupante e pericolosa come quella della contaminazione alimentare, che non risparmia nemmeno prodotti destinati ai neonati e ai bambini.

Come possiamo difenderci dall’esposizione

  • Evitare packaging in plastica, soprattutto per cibi caldi, e limitare l’uso del microonde per riscaldare gli alimenti
  • Evitare il consumo di cibo da fast food: i contenitori utilizzati nei fast food possono contenere quantità significative di ftalati e sostituti degli ftalati
  • Limitare l’assunzione di cibi ricchi di grassi: alcune ricerche indicano che cibi ad alto contenuto di grassi possono contenere livelli più elevati di plastificanti, molti dei quali sono liposolubili
  • Preferire cibi freschi e non confezionati: Optare per cibi freschi e minimamente trasformati può ridurre il contatto con gli ftalati, oltre a darci la possibilità di consumare alimenti qualitativamente migliori
  • Utilizzare utensili da cucina sicuri, evitando quelli in plastica (possono generare microplastiche che finiscono nel nostro cibo) e preferendo oggetti realizzati in legno, acciaio inossidabile o silicone
  • Evitare l’uso di bottiglie di plastica poiché queste, oltre a rappresentare un rifiuto inquinante e non riciclabile, possono contenere bisfenoli. Meglio optare per l’acqua del rubinetto o per quella imbottigliata nel vetro.

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Fonte:  Consumer Reports

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