Così, in gran segreto, la carne di anatra è diventata pollo (ma senza cambiare le etichette dei prodotti francesi)

La Direzione generale per la concorrenza, i consumatori e la prevenzione delle frodi in Francia (DGCCRF) ha concesso delle deroghe temporanee ai produttori che potranno sostituire ad esempio la carne e il grasso di anatra con il pollo

L’epidemia di influenza aviaria che ha colpito recentemente diversi Paesi (tra cui l’Italia ma anche la Francia) ha avuto pesanti ripercussioni sul settore alimentare e bisogna fare più che mai attenzione a quello che acquistiamo.

Vi avevamo già parlato delle uova da galline all’aperto che potrebbero non esserlo davvero, nonostante sia segnalato in etichetta. Leggi anche: Uova da galline allevate all’aperto: ma lo sono davvero? L’etichetta potrebbe “mentire” (con il consenso dell’Ue)

Il problema sembra riguardare però anche la carne stessa, in particolare quella delle anatre. A segnalare la situazione ancora una volta è la Francia, e in particolare la Direzione generale per la concorrenza, i consumatori e la prevenzione delle frodi in Francia (DGCCRF), che ha concesso ai produttori di alimenti a base di pollame e altri animali colpiti dall’aviaria, di modificare le ricette e l’origine della carne, senza cambiare la confezione.

Dal 29 agosto scorso, i produttori possono richiedere l’autorizzazione per modificare gli ingredienti, il paese di origine del pollame o la qualità delle uova (“ruspanti”, in particolare) senza l’obbligo di cambiare la confezione.

Come precisa la precisa la DGCCRF in un comunicato:

Questo sistema si ispira a quanto già messo in atto nell’ambito delle interruzioni dell’approvvigionamento legate alla guerra in Ucraina.

Forse ricorderete il caso dell’olio di girasole, di cui avevamo parlato nel seguente articolo: Olio di girasole: le aziende lo stanno sostituendo con colza e palma (senza avvertire nelle etichette), l’allarme di Foodwatch

Si tratta di casi sempre più tollerati a livello europeo. I produttori riescono infatti a beneficiare di esenzioni temporanee che gli consentono di sostituire un ingrediente con un altro. Ed è proprio quello che sta accadendo ora ai prodotti che contengono pollame.

Al 30 settembre 2022, scrive sempre la DGCCRF:

75 richieste di esenzione dall’etichettatura relative all’influenza aviaria sono state accolte su un totale di 130 richieste.

Anatra sostituita con pollo (anche extra Ue)

Ad essere particolarmente in crisi in Francia sono le aziende che producono cibo a base di anatra, purtroppo (viste le violenze di cui sono vittime questi animali) ancora molto in voga in questo Paese. Per i produttori è infatti difficile anche rivolgersi all’estero, dato che la produzione è diminuita un po’ ovunque, le deroghe della DGCCRF gli consentono però di ricorrere al pollo.

Un esempio è la Rillettes d’anatra (un tipo di patè) dove:

parte della carne e/o grasso d’anatra è sostituita da carne e/o grasso di pollo, a condizione però che il prodotto finale contenga almeno il 40% di carne d’anatra e il 20% di grasso d’anatra.

Ma, segnala 60 Millions de Consommateurs, nel parmentier d’anatra da tavola Côté (marchio E. Leclerc), tutto il grasso d’anatra è sostituito dal grasso di pollo!

Soddisfatte ovviamente le aziende come Galliance, che altrimenti avrebbe problemi a produrre  fegatini e i confit di ventriglio d’anatra del suo marchio Père Dodu:

L’influenza aviaria ha ridotto dell’80% la disponibilità di anatra, non c’è più grasso d’anatra disponibile per fare confit. Riteniamo che questa modifica sia la soluzione migliore per evitare l’interruzione del prodotto per i consumatori.

Alcuni produttori e distributori sono stati autorizzati anche a sostituire il pollo francese con altro pollo proveniente dall’Unione Europea ma anche con quello extra Ue, in particolare importato dalla Thailandia.

I prezzi dei prodotti non sono scesi

In tutta questa situazione, dato che non si utilizza più esclusivamente la “pregiata” anatra, ci si aspetterebbe quanto meno una riduzione del prezzo dei prodotti. Ma ovviamente non è così. Il costo, sostengono i produttori, è ancora alto in quanto risente anche di inflazione e aumento dei costi di materie prime ed energia (come ben sappiamo anche in Italia).

I consumatori hanno ben chiare queste modifiche?

Qui la faccenda si fa più complessa in quanto, sebbene le modifiche siano temporanee (le deroghe concesse dalla DGCCRF sono per un massimo di 3 mesi) e non costituiscano un pericolo per la salute dei consumatori, quest’ultimi devono essere correttamente informati delle variazioni.

Come? Sugli imballaggi i produttori, che non possono modificare la confezione, dovrebbero apporre adesivi o segnalare la modifica con altri mezzi. La DGCCRF  sottilinea che:

qualora non sia possibile un’indicazione immediata ed esplicita, questa deve almeno essere oggetto di un avviso apposto sull’imballo, ad esempio scrivendo nella casella dove compaiono le scadenze.

In etichetta dovrebbero quindi comparire scrite come “grasso di pollo sostituisce grasso d’anatra”, “uova francesi sostituite da uova dell’Ue”, ecc.

Ma la rivista dei consumatori francesi 60 Millions de Consommateurs ha segnalato già mesi fa (e la situazione non sembra essere migliorata) diverse lacune dei produttori in questo senso. Le aziende modificano i propri prodotti con un po’ troppa “discrezione” e in negozi e supermercati i cartelli che avvisano delle modifiche sono rari o poco appariscenti.

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Fonte: DGCCRF 

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