Abbigliamento bambini: a Londra la prima catena che ha eliminato le distinzioni di genere

Blu per i maschietti, rosa per le femminucce. Ma dove sta scritto? Il proprietario di una delle catene più famose di grandi magazzini britannici ha deciso di togliere le etichette ‘Boys’ o ‘Girls’, per contrastare gli stereotipi di genere.

Blu per i maschietti, rosa per le femminucce. Ma dove sta scritto? Il proprietario di una delle catene più famose di grandi magazzini britannici ha deciso di togliere le etichette ‘Boys’ o ‘Girls’, per contrastare gli stereotipi di genere.

John Lewis è a capo di un grande magazzino londinese su Oxford Street, una figura influente dalle scelte radicali. L’ultima in ordine di tempo, è quella di eliminare la distinzione tra capi femminili e quelli maschili fino all’età di 14 anni.

Così nei suoi negozi, non si troveranno più le classiche etichette, ma quelle con la scritta ‘Boys&Girls’ oppure ‘Girls&Boys’, ed è per questo, che la decisione non mette d’accordo proprio tutti.

Già da tempo a Londra c’è aria di cambiamento, per esempio si parla di creare un uniforme scolastica unisex, dimostrando come i capi d’abbigliamento non devono seguire diktat di genere. Perché una bambina o un bambino, se le piace, può indossare ciò che desidera.

Oltre le etichette Lewis ha lanciato una nuova linea di abbigliamento unisex per i bambini, con abiti da stampa dinosauro e top navetta.

La scelta del magnate è nata sotto la spinta del gruppo Let Clothes Be Clothes, che contrasta proprio i pregiudizi legati al genere e che ha già portato i primi risultati nei negozi di giocattoli che hanno abbandonato la classica divisione di reparti in maschi e femmine.

“Non vogliamo rafforzare gli stereotipi di genere all’interno delle nostre collezioni di John Lewis, ma offrire una maggiore scelta e varietà ai nostri clienti, in modo che il genitore o il figlio possano scegliere quello che vorrebbe indossare”, dice Caroline Bettis, capo di abbigliamento per bambini.

Altri stereotipi da combattere:

Non tutti sembrano essere d’accordo e sperano in un boicottaggio appellandosi a scelte tradizionali. Questo nella più multiculturale e poliglotta Londra. Cosa succederebbe in Italia? La discussione è accesa, voi cosa ne pensate?

Dominella Trunfio

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