Giovanni Allevi torna in pubblico dopo la malattia e scalda il cuore di tutti noi con il suo monologo di speranza

Il pianista ha fatto il suo ritorno dal vivo dopo la diagnosi di mieloma multiplo ricevuta nel 2022. Un percorso di cure lunghissime e provante, che ha raccontato attraverso un monologo che ha commosso tutti per la sua enorme intensità e profondità

Era uno dei momenti più attesi in assoluto di questo Festival di Sanremo e non ha deluso le aspettative, anzi. Parliamo del ritorno in pubblico del maestro Giovanni Allevi. Era il giugno 2022 quando il pianista annunciò al mondo di essere affetto da mieloma multiplo, che nel caso di Allevi si era presentato sotto forma di mal di schiena lancinante.

Si tratta di un tumore che colpisce le plasmacellule, le cellule del midollo osseo che producono gli anticorpi necessari a combattere le infezioni. Tra le possibili conseguenze ci sono una riduzione della produzione di globuli rossi, bianchi e piastrine, e la fragilità delle ossa, un problema che Allevi stesso ha ammesso di avere.

Dopo più di un anno di cure, Allevi è tornato a farsi vedere in tv e lo ha fatto con un monologo a tratti interrotto dall’emozione che ha toccato il cuore di tutti per l’intensità delle sue parole e del dolore che si vedeva sul suo volto e sul corpo provato dalla malattia e scosso dai tremori.

Il tutto precisando in conferenza stampa di non essere guarito, anzi. Il suo obiettivo era però dare speranza a chi come lui stava combattendo questa battaglia:

Il mieloma è una neoplasia cronica, quindi non si vince mai questa battaglia. Non sono qui per festeggiare nulla. la mia presenza qui vuol dire la gioia immensa di essere qui presente. Perché se qualcuno pochi mesi fa mentre ero su quel letto a fare le flebo mi avesse detto che oggi sarei stato qui non ci avrei mai creduto. Invece sono qua e sono felicissimo. E poi perché voglio dare forza e speranza anche agli altri pazienti perché loro me la danno e allora voglio ricambiare con la stessa forza e la stessa energia. Ecco perché sono qui.

La diagnosi, il mondo che crolla addosso e quelle lezioni di vita arrivate all’improvviso

Sul palco dell’Ariston il maestro parte da quel giugno 2022, quando ha avuto quella tremenda diagnosi dopo una lunga sofferenza:

All’improvviso mi è crollato tutto. Nell’ultimo concerto a Vienna il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello e non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi: pesantissima. Ho guardato il soffitto con la sensazione di avere la febbre a 39 per un anno consecutivo. Ho perso molto, il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze. Ma non la speranza e la voglia di immaginare.

Tante le perdite, certo, ma anche tantissimi i “doni”, come li ha definiti lui stesso, che gli sono arrivati inaspettatamente permettendogli di vedere la vita da un’altra prospettiva inedita:

Era come se il dolore mi porgesse anche degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio. Non molto tempo fa durante un concerto in un teatro pieno ho notato una poltrona vuota. Mi sono sentito mancare. Eppure quando ero agli inizi ho fatto concerti davanti a 20 o 30 persone ed ero felicissimo. Oggi dopo la malattia non so cosa darei per suonare davanti a 15 persone.

Ora ha capito che i numeri non contano:

Sembra paradossale detto da qui, perché ogni individuo è unico, irripetibile, nel suo modo infinito.

Il toccante messaggio ai piccoli “guerrieri”

E ancora è riuscito ad apprezzare ancor di più il mondo e la natura che ci circonda:

Un altro dono: la gratitudine nei confronti della bellezza del creato. Non si contano le albe e i tramonti visti da quelle stanze d’ospedale. Il rosso dell’alba è diverso dal rosso del tramonto e se ci sono le nuvolette intorno è ancora più bello.

Non poteva mancare la riconoscenza nella medicina e nel personale medico, senza i quali non sarebbe su quel palco:

La gratitudine e la riconoscenza per il lavoro dei medici, degli infermieri, di tutto il personale ospedaliero. La riconoscenza per la ricerca scientifica, senza la quale non sarei qui a parlarne.

Poi ha toccato un tema ancor più difficile anche solo da pronunciare: la malattia che si accanisce sui più piccoli.

La riconoscenza per l’affetto, la forza, l’esempio che ricevo dagli altri pazienti, i guerrieri, così li chiamo. E lo sono anche i loro familiari e lo sono anche i genitori dei piccoli guerrieri. Come promesso vi ho portato tutti qui sul palco, anime splendenti, esempio di vita autentica. Facciamo loro un applauso.

“Suonerò con tutta l’anima”

Infine, citando Kant, Allevi ha parlato anche di accettazione di se stessi prima di togliersi il cappello e mostrare la nuova “versione” di Giovanni, ancora con quei riccioli che lo contraddistinguono da sempre ma non più neri, quanto sale e pepe:

Quando tutto crolla, il giudizio esterno non conta più. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo con questo pensiero. Se le cose stanno davvero così, cosa mai sarà un giudizio dall’esterno? Voglio accettare il nuovo Giovanni.

Prima di congedarsi, però, Allevi ha voluto tornare dove lo abbiamo sempre visto: di fronte a quel pianoforte a suonare il brano “Tomorrow”. Non prima di ribadire nuovamente che il suo ritorno non corrisponde ad una guarigione, ma il percorso è e sarà ancora molto lungo. E se il corpo non lo assisterà, suonerà con tutta la sua anima:

Per onorare la vostra attenzione e per dare forza e speranza alle persone che come me lottano contro la sofferenza, suonerò il pianoforte. Ho due vertebre fratturate e tremore e formicolio alle dita, si chiama neuropatia. Come dissi a Vienna, non potendo più contare sul mio corpo, suonerò con tutta l’anima. Ci sarà sempre un giorno più bello ad attenderci.

E il maestro l’ha fatto: ha suonato con tutta la sua anima e ha toccato le nostre, sia attraverso le sue parole che attraverso la forza della sua musica dandoci ancora una volta una grande, immensa, lezione di vita che difficilmente potremo dimenticare.

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