“Solo se sfregiate al viso”, la proposta di legge che esclude dalle categorie protette tutte le altre donne vittime di violenza

Protette, ma solo se "con deformazione o sfregio permanente del viso". Tra le sei proposte di legge volte a garantire alle donne vittime di violenza l’inserimento lavorativo fa discutere quella di una deputata della maggioranza

Lo abbiamo detto più e più volte: la violenza sulle donne non è soltanto quella meramente fisica. Dietro a quella a parola si può nascondere un ginepraio di soprusi, a partire dalla dipendenza economica per finire al controllo ossessivo del cellulare.

Eppure, c’è ancora chi pensa di relegare il concetto di violenza soltanto allo sfregio di un corpo.

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Anno 2024, Aula di Montecitorio: se da un lato sembra ormai chiaro che una delle tante vie per riscattare una donna vittima di violenza sia renderla economicamente indipendente, garantendole un “facile” accesso a un lavoro, dall’altro si fa fatica ad andare oltre l’evidente: l’effetto di una violenza non è soltanto un volto sfigurato dall’acido (che, sia chiaro, non si vuole in alcun modo sminuire).

È il caso della proposta di legge, tra le sei avanzate alla Camera che mirano a garantire alle donne vittime di violenza il diritto all’inserimento lavorativo attraverso le quote riservate alle categorie “protette”, quella della deputata Maddalena Morgante (nota alla stampa per aver partecipato alla conferenza dei Pro Vita a base di negazionismo climatico e contro l’ambientalismo radicale), che prevede sì, come le altre, l’inserimento lavorativo e la conservazione del posto di lavoro delle vittime di violenza, ma “solo se con deformazione o sfregio permanente del viso”.

Dunque, probabilmente, è bene rimarcarlo: tra chi ha subito danni fisici e chi magari non ha danni fisici ma ha danni psichici importanti non c’è differenza. Ed è pericolosa molto questa lettura superficiale dei soprusi perpretati silenziosamente in famiglia: la violenza non è soltanto quella fisica, schiaffi, spintoni, acido, stupro. Violenza significa qualsiasi atto di sopraffazione di genere possa provocare un danno psicologico e sofferenze.

Un trauma non esiste solo se si vede. Un’altra volta un passo indietro, soprattutto da parte di una donna nei confronti di altre donne.

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