Rigopiano, a 7 anni dalla tragedia i parenti delle vittime chiedono ancora verità e giustizia

Sono trascorsi 7 anni dal crollo dell'hotel Rigopiano, provocato da una valanga. Il ricordo di quei momenti terrificanti continua a logorare i parenti delle 29 vittime, che non hanno ancora ottenuto giustizia

Era il pomeriggio del 18 gennaio 2017 quando l‘Hotel Rigopiano, ai piedi del Gran Sasso, fu travolto e distrutto da una valanga staccatasi dal Monte Siella. Quel terribile incidente costò la vita a 29 persone, mentre i sopravvissuti furono 11. Sono trascorsi già 7 anni dalla tragedia, ma i parenti delle vittime sono in attesa di una seconda sentenza.

Si avvicina il settimo anniversario del giorno in cui hanno perso la vita i nostri angeli, mentre noi siamo stati condannati al fine pena mai.
Inutile dire che il dolore e la mancanza sono sempre insopportabili e che da quel giorno sopravviviamo anche per ottenere giustizia.
Lo scorso anno abbiamo affrontato l’anniversario nella convinzione che presto sarebbe arrivata una giusta sentenza che avrebbe dato pace alle vittime, un po’ di serenità a noi familiari e un forte segnale a tutti gli italiani. – scrivono i membri del comitato Rigopiano, in attesa del Fiore – Purtroppo così non è stato, forse è mancato il coraggio di fare emergere tutta la verità, oppure c’è stata una lettura distorta dei fatti, sebbene chiari ed evidenti.

Quest’anno ci ritroviamo ad affrontare un altro anniversario a ridosso della seconda sentenza, con la speranza che il processo d’appello possa ribaltare la sentenza di primo grado e fare emergere la piena verità su una tragedia che si poteva e si doveva evitare, perché il messaggio e la pagina giudiziaria che verrà scritta per la tragedia di Rigopiano non riguarderà soltanto noi e i nostri cari, bensì il futuro di tutta l’Italia.

La ricostruzione dei fatti

Il 18 gennaio, dopo una serie di scosse di terremoto di magnitudo 5.0, una slavina – di circa 120 tonnellate – travolse la struttura alberghiera di Farindola (Pescara) tra le 16:30 e le 16:50, sfondando le pareti e sommergendolo quasi del tutto. Qualche ora prima che la slavina colpisse il resort, sia l’amministratore dell’hotel che un cameriere si erano rivolti alle autorità, parlando di una situazione preoccupante a causa delle scosse e delle abbondanti nevicate, ma gli appelli rimasero inascoltati.

Dopo lo spaventoso episodio, fu Giampiero Parete, un cuoco ospite della struttura che si trovava nel parcheggio, a lanciare l’allarme e chiamare i soccorsi, ma non venne creduto. Alle 17:40 una funzionaria della prefettura contattò il direttore dell’hotel, che però si trovava a Pescara e disse che non era a conoscenza di alcuna valanga.

Intorno alle 18, Parete decise quindi di chiamare il suo titolare per informarlo dell’accaduto. Quest’ultimo contatta la prefettura di Pescara, che ignora la sua richiesta considerandola un falso allarme. Soltanto dopo più di due ore dalla valanga, un volontario della Protezione Civile prese il considerazione l’appello disperato del titolare di Giampiero Parete. La macchina dei soccorsi, quindi, si attivò in gran ritardo. Un ritardo che è costato la vita a 29 persone. Quel nefasto 18 gennaio 2017 nella struttura erano presenti 40 persone: 28 clienti, tra cui 4 bambini, e 12 membri dello staff. Le operazioni di soccorso e di recupero dei corpi andò avanti fino al 26 gennaio.

Il processo e la commmorazione delle vittime

Come da tradizione, il 18 gennaio i parenti delle vittime della tragedia si raduneranno sul luogo del disastro ricordare chi ha perso la vita 8 anni fa: alle 15 svolgerà una fiaccolata statica davanti l’obelisco dell’hotel, a seguire ci sarà la deposizione di fiori, una messa e la lettura dei nomi delle 29 persone travolte dalla valanga.

Per quanto accaduto all’hotel Rigopiano la magistratura ha aperto un’inchiesta sull’accaduto al fine di accertare le responsabilità sull’idoneità della struttura, sul luogo della costruzione del resort e il ritardo dei soccorsi.

Ma, a distanza di sette anni, i familiari restano in attesa di ottenere giustizia con la fine del processo, in corso in Corte d’Appello, a L’Aquila. Il procedimento in primo grado si è concluso con 25 assoluzioni e 5 condanne. Ad essere condannati il sindaco di Farindola (2 anni e 8 mesi di reclusione); il dirigente del settore viabilità della Provincia di Pescara e il responsabile del servizio viabilità dell’ente (3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno); l’ex gestore dell’albergo della Gran Sasso Resort & SPA e il redattore della relazione tecnica per l’intervento sulle tettoie e verande della struttura alberghiera, per i quali è stata prevista una pena di sei mesi di reclusione ciascuno.

Nel processo in appello, iniziato lo scorso dicembre, i pm Andrea hanno chiesto la condanna di 27 dei 30 imputati coinvolti, ma per conoscere l’esito bisognerà aspettare la sentenza di secondo grado, fissata per il prossimo 9 febbraio.

Ci auguriamo che al più presto i familiari delle vittime e i sopravvissuti alla tragedia ottengano ciò che chiedono da troppo tempo: verità e giustizia.

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Fonti: Rigopiano, in attesa del Fiore (Facebook)/AGI

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