Il patto tra i Paesi del Sudamerica per proteggere gli attivisti delle terre ancestrali

Un patto sui diritti ambientali per proteggere i difensori delle terre ancestrali e punire i colpevoli di massacri, minacce e attacchi. Ventiquattro stati dell’America Latina e dei Caraibi, firmano un documento importante che segna una svolta storica.

Un patto sui diritti ambientali per proteggere i difensori delle terre ancestrali e punire i colpevoli di massacri, minacce e attacchi. Ventiquattro stati dell’America Latina e dei Caraibi, firmano un documento importante che segna una svolta storica.

Trentatrè pagine che obbligano i firmatari a “garantire un ambiente sicuro e favorevole per le persone, i gruppi e le organizzazioni che promuovono e difendono i diritti umani in materia ambientale”. Nel 2017, secondo la ong Global Witness in collaborazione con The Guardian sono stati centonovantasette, gli attivisti ambientalisti uccisi nel mondo, uomini e donne massacrati solo per aver combattuto contro le multinazionali e i governi corrotti.

Il triste primato è proprio di Centro e Sudamerica e la maggioranza delle uccisioni non è più collegata alla contestazione dei business minerari, ma di quelli agricoli. Adesso, questo nuovo patto, stabilisce che è dovere di tutti indagare e punire i colpevoli. Non solo, i difensori dell’ambiente devono avere diritto “alla vita, all’integrità personale, alla libertà di opinione e di espressione, all’assemblea e all’associazione pacifica e alla libera circolazione”.

Diritti che vengono sempre più spesso negati, basti ricordare l’uccisione di Berta Càceres che da anni lottava per difendere i diritti delle popolazioni indigene dell’Honduras e che nel 2015 aveva ricevuto il prestigioso Goldman Environmental Prize, da molti considerato il Nobel per l’ambiente. Senza dimenticare tutti gli altri da Laura Leonor Vásquez Pineda e Isidro Baldenegro López fino a Edwin Chota, l’attivista peruviano noto per le sue azioni di difesa dell’Amazzonia dalla deforestazione e tantissimi altri.

berta caceres

Foto

Secondo Luis Guillermo Solís, presidente del Costa Rica, il trattato è:

“Una svolta nella lotta contro la povertà, la disuguaglianza e l’odio. È anche cruciale per la sopravvivenza stessa della nostra specie. Il diritto a un ambiente sano è un diritto umano”.

L’accordo è stato formalmente chiamato Dichiarazione dei paesi dell’America latina e dei Caraibi principio 10 (LAC-P10) e nasce sulla base della conferenza Rio + 20 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che si è svolta nel 2012.

attivisti uccisi

Vi avevamo parlato di tanti attivisti uccisi:

attivisti uccisi2
Parole chiave del patto sono anche informazione ambientale, giustizia e partecipazione dell’opinione pubblica ai processi decisionali sulla sostenibilità. Il trattato, che è stato coordinato da Cile, Costa Rica e Panama, garantisce anche il diritto a un ambiente sano e spinge gli Stati a istituire organismi per la trasparenza al fine di monitorare, riferire e controllare la conformità alle nuove regole.

Dominella Trunfio

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