La Danimarca si scusa con i bambini Inuit portati via dalla Groenlandia per un esperimento sociale negli anni ’50

Negli anni '50 un gruppo di bambini Inuit fu portato via dalla Groenlandia per fare di loro cittadini danesi "modello"

Negli anni ’50, un gruppo di bambini Inuit furono portati via dalle loro famiglie in Groenlandia per essere rieducati come cittadini danesi “modello”. 70 anni dopo, arrivano le scuse da parte del governo danese per un esperimento sociale che ha causato enormi danni. 

Il primo ministro danese si è scusato con 22 bambini che furono allontanati dalle loro case in Groenlandia negli anni ’50 per un esperimento sociale completamente fallito.

Destinazione Danimarca, per essere rieducati come “piccoli danesi” e tornare nella loro terra per promuovere legami culturali. Solo sei ora sono vivi.

Uno di questi bambini era Helene Thiesen, che ha raccontato la sua storia alla BBC nel 2015. Aveva appena perso suo padre quando fu separata dalla sua famiglia e mandata in Danimarca.

La Groenlandia è ora un territorio autonomo all’interno del regno di Danimarca e si affida a Copenaghen per la gestione della valuta, delle relazioni estere e della difesa, nonché per la fornitura di un ampio sussidio annuale.

Martedì è stato pubblicato un rapporto sul caso dei bambini che provenivano dalla popolazione indigena Inuit della Groenlandia vittime di questo esperimento.

Cosa è successo ai bambini Inuit?

Era il 1951 quando le autorità danesi decisero che un modo per modernizzare la Groenlandia sarebbe stato quello di creare un “nuovo tipo” di groenlandese.

A insegnanti e sacerdoti fu chiesto di identificare i bambini che potessero essere rieducati e avere una “vita migliore” nella Danimarca continentale, per poi tornare a essere modelli per le relazioni Groenlandia-Danimarca.

Molte famiglie erano riluttanti, ma alcune cedettero per dare una vita migliore ai loro figli (così pensavano sarebbe andata…) e nel maggio 1951 la nave MS Disko salpò da Nuuk con 22 bambini a bordo.

Helene Thiesen, che ora ha 75 anni, ma all’epoca ne aveva sette, ha raccontato alla BBC che sua madre, rimasta sola con tre figli dopo la morte del padre, le aveva detto che la Danimarca era “proprio come il paradiso”. E non doveva essere triste.

Ma all’arrivo i bambini furono privati ​​del contatto con i parenti, con difficoltà a capire il danese nelle nuove famiglie affidatarie, che raggiunsero dopo un periodo in un luogo remoto, che poi si scoprì essere una vera e proprio quarantena.

Helene ha saputo il vero motivo per cui era stata portata via solo nel 1996, a 52 anni, e senza aver mai più ricucito il rapporto con sua madre.

Racconta di aver sentito un senso di perdita e una mancanza di fiducia in se stessa. Come lei, anche quasi tutti gli altri bambini.

Le scuse della Danimarca

Le scuse sono arrivate dopo molto tempo che venivano chieste, con i governi precedenti che hanno sempre ritenuto di non essere responsabili dello “schema” originale.

Ma ora il primo ministro Mette Frederiksen ha cambiato le cose, dicendo in una dichiarazione:

“Non possiamo cambiare quello che è successo. Ma possiamo assumerci la responsabilità e chiedere scusa a coloro di cui avremmo dovuto prenderci cura, non siamo riusciti a farlo”.

Così ha inviato una lettera a ciascuno dei sei bambini ancora vivi con “le scuse senza riserve e tanto attese a nome della Danimarca”.

Helene Thiesen oggi ha dichiarato all’agenzia di stampa Ritzau:

“Sono sollevata che le scuse siano state finalmente consegnate. È davvero, davvero importante. Significa tutto. Combatto per questo dal 1998”.

Una pagina vergognosa della nostra storia recente…

Fonte: Politiken

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