In questo carcere si pensa alle “stanze dell’amore”: le prime in Italia per colloqui intimi senza controllo visivo

Il progetto delle “stanze dell’amore” punta ad offrire momenti di riservatezza tra detenuti e partner, ma per il momento è tutto in forse dato che sta riscontrando l’opposizione del sottosegretario alla Giustizia

Il carcere Due Palazzi di Padova si sta preparando a implementare un’iniziativa innovativa che potrebbe rivoluzionare la gestione delle relazioni personali dei detenuti. In seguito a una recente sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il divieto di colloqui intimi tra detenuti e familiari, il carcere vuole essere il primo in Italia a offrire momenti di riservatezza tra i detenuti e i loro partner, introducendo un progetto noto come “stanza dell’amore”.

Nonostante l’entusiasmo dei promotori del progetto, però, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari ha sollevato dubbi sulla sua fattibilità, sottolineando la mancanza di autorizzazioni specifiche per il carcere padovano o altri istituti in Italia. Obiezioni che i sostenitori del progetto respingono, facendo sapere che il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) ha espresso un parere favorevole all’iniziativa.

La sperimentazione dovrebbe prendere il via con la creazione di piccoli prefabbricati mobili, simili a container, situati in un’area verde del cortile del carcere. Queste strutture consentiranno incontri con familiari o congiunti senza controllo visivo, garantendo così la privacy dei detenuti. Si tratterebbe di strutture simili a quelle già esistenti nel penitenziario di Bollate, ma in quel caso è previsto il controllo visivo.

Si vuole garantire una gestione più umana e rispettosa delle relazioni personali dei detenuti

L’esigenza di garantire la privacy durante gli incontri tra detenuti e familiari è emersa dopo la sentenza della Corte costituzionale, che ha sollecitato il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria a considerare nuove modalità di gestione delle relazioni personali dei detenuti.

A tal fine, il dipartimento prevede di costituire un tavolo di lavoro coinvolgendo il dipartimento stesso, i provveditorati e altre parti interessate. Questo tavolo di lavoro avrà il compito di sviluppare protocolli e linee guida per determinare quali detenuti potranno beneficiare di questi incontri e stabilire le modalità di sorveglianza.

Sebbene il progetto stia incontrando alcune resistenze, rappresentanti del DAP confermano che si tratta di un’iniziativa seria e non di propaganda. L’obiettivo è garantire un’applicazione corretta e sicura delle nuove disposizioni, contribuendo a una gestione più umana e rispettosa delle relazioni personali dei detenuti.

Sarà fondamentale coinvolgere diversi attori, tra cui magistrati di sorveglianza, per garantire che il progetto risponda alle esigenze della comunità penitenziaria e contribuisca al benessere degli individui coinvolti. Il progetto coinvolgerà il direttore del carcere e sarà presentato alla Cassa delle ammende per ottenere i fondi necessari.

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