Cosa sta succedendo in Brasile, tra assalti ai palazzi governativi e primi decreti per proteggere indigeni e Amazzonia

Nelle scorse ore, presunti sostenitori di estrema destra di Jair Bolsonaro avevano invaso il Parlamento, la Corte Suprema e il palazzo federale. Ma Lula promette: responsabili saranno puniti e continua la sua corsa contro la deforestazione

Nelle scorse ore, presunti sostenitori di estrema destra di Jair Bolsonaro (che non riconoscono in Lula il nuovo presidente) avevano invaso il Parlamento, la Corte Suprema e il palazzo federale.

“Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. Invece, i saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come avvenuti oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali”, scrive su Twitter l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro, negando la propria responsabilità per l’assalto alle istituzioni a Brasilia da parte dei suoi sostenitori, dopo che l’attuale presidente Lula aveva accusato il suo predecessore di estrema destra di aver incoraggiato i “vandali fascisti” ad invadere i luoghi del potere nella capitale.

Ecco cosa è successo:

Lula: zero emissioni, zero deforestazione

Mentre i disordini sembrano adesso rientrati, l’obiettivo di Lula rimane quello di zero emissioni e zero deforestazione.

“Il Brasile non ha bisogno di disboscare per mantenere ed espandere la sua frontiera agricola strategica”, aveva detto il presidente durante il suo discorso di insediamento. “Non tollereremo la violenza contro le minoranze, la deforestazione e il degrado ambientale, che hanno già fatto così tanti danni al Paese”.

Il 2 gennaio, il  presidente brasiliano ha poi emesso sei decreti che revocano o modificano le misure anti-ambiente e indigene. Ad esempio, uno dei decreti annulla l’estrazione mineraria nelle terre indigene e nelle aree protette, un altro riprende i piani per combattere la deforestazione dell’Amazzonia e del Cerrado e un terzo ripristina il Fondo Amazzonia, un pool di fondi fornito al Brasile dalle nazioni sviluppate per finanziare una varietà di programmi di salvaguardia delle foreste e del suolo.

Ma non solo. Come vi avevamo già raccontato, con un atto senza precedenti nella storia del Brasile, Lula ha anche creato il Ministero dei Popoli Indigeni sostenendo appunto che bisogna tutelare le loro terre da attività economiche illegali e predatorie. “Non sono ostacoli allo sviluppo: sono guardiani dei nostri fiumi e foreste e una parte fondamentale della nostra grandezza come nazione”, spiegava Lula.

Una politica che va in netto contrasto con la linea di Bolsonaro che durante la sua presidenza aveva favorito le lobby che sfruttano l’Amazzonia che ricordiamo è già stata deforestata per circa il 17%. Un altro 17% si trova in vari stadi di degrado a causa del disboscamento selettivo, degli incendi, del depauperamento del suolo. Ma secondo gli esperti, gli sforzi di ripristino che vuole mettere in campo Lula potranno portare buoni frutti laddove la foresta primaria è ancora presente nel paesaggio.

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