Difendiamo il latte materno (e i nostri bambini) dalle sostanze chimiche tossiche

Un nuovo studio analizza le quantità di PFAS che si possono trovare anche nel latte materno e associa la durata dell'allattamento al seno è associata a concentrazioni di PFAS nei bambini

Allattamento al seno. Mai, nemmeno per un secondo, quando avevo tra le braccia i miei bimbi appena nati ho pensato di non dare loro il mio latte. Trasmissione di un amore che va oltre ogni misura, dare il latte materno al bebè appena arrivato si conferma sempre di fondamentale importanza per la salute del neonato e anche per quella della mamma.

Eppure, l’attenzione spesso viene focalizzata sulla qualità dello stesso latte materno e sui benefici dell’alimento naturale per eccellenza. Così, ci si trova a porsi una domanda: e se attraverso l’allattamento al seno trasmettessimo delle sostanze chimiche al piccolo? E, se molti esperti sono prontissimi a incoraggiare l’allattamento al seno per i vantaggi che sono di gran lunga superiori, per molti altri non c’è verso: l’allattamento al seno può esporre i bambini a sostanze chimiche tossiche.

Un nuovo studio appena condotto dalla Harvard School of Public Health parte da un assunto: sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono ampiamente utilizzate e hanno portato a esposizione umana in tutto il mondo. Le PFAS si possono trovare anche nel latte materno e la durata dell’allattamento al seno è associata a concentrazioni di PFAS nei bambini.

I ricercatori hanno seguito un gruppo di 81 bambini nati nelle Isole Faroe, nel Nord Atlantico, tra il 1997 e il 2000, guardando i livelli di cinque tipi di PFAS nel sangue al momento della nascita e all’età di 11 mesi, 18 mesi e 5 anni. Hanno inoltre esaminato i livelli PFAS nelle madri dei bambini alla 32esima settimana di gravidanza. La dieta locale è ricca di frutti di mare e può anche includere la carne di balena, per cui questo studio rappresenta livelli di esposizione che sono probabilmente superiore che in altri luoghi.

Essi hanno scoperto che nei bambini che sono stati allattati esclusivamente al seno, le concentrazioni di PFAS nel sangue sono aumentate di circa il 20%-30% ogni mese, con aumenti più bassi tra i bambini che sono stati allattati al seno parzialmente. In alcuni casi, conclusa la fase dell’allattamento al seno, livelli di concentrazione sierica dei bambini di PFAS hanno superato quello delle loro madri. In più, dalle analisi è emerso che un tipo di PFAS-perfluorohexanesulfonate non è aumentato con l’allattamento al seno.

Tuttavia, lo studio non mostra un rapido, significativo aumento dei livelli di PFAS nel sangue di lattanti, ma i dati in vivo provano che dovremmo essere preoccupati per la capacità delle sostanze chimiche di accumularsi proprio nel nostro corpo, di essere trasferite nel latte materno ed essere dannose poi nelle fasi critiche dello sviluppo dei lattanti.

Non c’è alcuna ragione per scoraggiare l’allattamento al seno, ma siamo preoccupati che questi inquinanti vengano trasferiti alla generazione successiva in età molto vulnerabile“, conclude il professore Philippe Grandjean.

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) sono sostanze chimiche di sintesi usate soprattutto per rendere resistenti ai grassi e all’acqua vari materiali come tessuti, tappeti,carta, rivestimenti per contenitori di alimenti. Appartengono a questo gruppo l’acido perfluoroottanoico (PFOA) e l’acido perfluoroottansulfonico (PFOS), composti di elevata persistenza nell’ambiente che possono essere trovati nell’aria, nel suolo e nell’acqua in relazione alla produzione, all’uso e allo smaltimento dei prodotti che li contengono.

Insomma, i ricercatori dicono che non dobbiamo preoccuparci ma ci mettono in uno stato di allerta, sostenendo che poi i livelli di PFAS possono essere differenti anche da Paese a Paese. Noi, dal canto nostro, continuiamo a sostenere l’importanza dell’allattamento al seno. Non fosse altro che nemmeno con un bicchiere di latte vaccino non siamo poi così sicuri…

Germana Carillo

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