Ti dimostriamo perché la creatività insegna ai bambini a essere più resilienti

Uno nuovo studio dimostra che l'allenamento alla creatività durante gli anni della scuola elementare aiuta i bambini ad affrontare i problemi della loro quotidianità

Lo sviluppo della creatività nei primi anni di scuola dell’obbligo è fondamentale per allenare la loro capacità di problem solving e la loro resilienza di fronte ai problemi della vita reale.

A suggerirlo due nuovi studi condotti dai ricercatori della Ohio State University, che ha “addestrato” alunni delle classi terze, quarte e quinte della scuola elementare con un programma simile a quello utilizzato per i soldati nell’esercito.

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Il cambio di prospettiva

Il primo studio ha coinvolto un campione di 32 studenti divisi in due gruppi, un gruppo di controllo e un gruppo addestrato alla creatività.

Ai bambini del gruppo di controllo è stato chiesto di individuare una propria caratteristica speciale che potesse aiutarli a risolvere ogni tipo di problema; ai bambini “creativi”, invece, i ricercatori hanno chiesto di immaginare un amico speciale a cui chiedere aiuto in caso di problema.

Questo piccolo cambio di prospettiva – guardare a una persona al di fuori di se stessi come aiuto per la soluzione ai propri problemi – ha permesso ai bambini di esprimere soluzioni molto più creative.

Quando chiedi alle persone di cambiare prospettiva e immaginare di ricevere consigli da un amico, ottieni soluzioni ai problemi molto più creative ed efficaci rispetto al semplice tentativo di risolvere il problema da solo – spiegano i ricercatori.

Senza la formazione sul cambiamento di prospettiva, meno della metà degli studenti è stata in grado di fornire una soluzione ai problemi tipici dell’età (un fratello maggiore prepotente, una sorella disabile, un genitore assente, un amico lontano…) e quasi nessuno era in grado di fornire una soluzione ai propri problemi.

Al contrario, quasi tutti gli studenti che hanno immaginato la presenza di un amico a cui chiedere aiuto (il 94% del campione) ha trovato soluzioni creative sia al proprio problema che al problema posto come esempio.

Nel dettaglio, i bambini “addestrati” alla creatività e al cambio di prospettiva hanno ricevuto un punteggio di 6,44 su 10 per la creatività (creatività moderata) rispetto a 3,05 (creatività bassa) ricevuto in media dai bambini del gruppo campione.

Questi risultati hanno mostrato come l’allenamento alla creatività possa aumentare il senso di autoefficacia dei bambini e la convinzione di avere un certo controllo e potere sulla propria vita – scrivono ancora gli autori dello studio.

Il corso di creatività narrativa

Il secondo studio ha coinvolto un campione di 28 studenti della stessa fascia d’età con l’obiettivo di testare gli effetti di un programma di creatività narrativa della durata di cinque giorni: in questo caso, oltre al cambio di prospettiva, metà degli studenti sono stati formati anche in altre tecniche di creatività.

Se i bambini non riescono a risolvere un problema, li alleniamo a fare marcia indietro e a pensare a ciò che stanno cercando di realizzare, al perché del problema – spiegano gli autori.

Proponiamo loro di fare un passo indietro e chiedersi: perché è importante? Spesso scopriamo che se pensi in modo più ampio a ciò che stai cercando di realizzare e al motivo per cui è così importante, allora puoi vedere che ci sono altri modi per ottenere ciò che desideri.

Alla fine del programma di creatività, in modo analogo a quanto accaduto nel primo studio, agli alunni sono stati proposti alcuni problemi tipici dell’età e un loro problema personale. Inoltre, per testarne la resilienza, i ricercatori hanno contestato la soluzione proposta dagli alunni, sostenendo che non avrebbe funzionato.

Solo gli studenti che hanno frequentato il corso di creatività si sono dimostrati capaci di trovare una seconda soluzione al problema, dimostrando di avere effettivamente sviluppato la capacità della resilienza.

Con questa formazione, i bambini non sono rimasti turbati quando gli è stato detto che la loro prima soluzione non funzionava. Hanno escogitato un secondo piano, che è un buon test di resilienza – affermano i ricercatori.

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Fonti: Journal of Creativity / Ohio State University

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