Sono Phillis Wheatley, la prima donna afroamericana a pubblicare un libro negli USA (ho raccontato la mia schiavitù)

Phillis Wheatley fu rapita da bambina e venduta come schiava, ma imparò a leggere e scrivere: le sue poesie le resero una figura emblematica della letteratura afroamericana

Phillis Wheatley, nata presumibilmente nel 1753 nel Senegal o nel Gambia, è stata una delle figure più straordinarie del XVIII secolo. Rapita da bambina e venduta come schiava, arrivò a Boston nel 1761 a bordo della nave negriera “Phillis”, da cui prese il nome. Acquistata dalla famiglia Wheatley, dimostrò fin da subito un’intelligenza eccezionale.

Nonostante la condizione di schiavitù, ricevette un’educazione inusuale per una persona schiavizzata: imparò a leggere e scrivere in inglese, latino e greco, grazie all’accesso alla libreria della famiglia. La sua carriera letteraria iniziò in giovane età. A tredici anni, scriveva già poesie, attirando l’attenzione della comunità accademica di Boston.

Tuttavia le sue opere furono inizialmente accolte con scetticismo a causa del razzismo diffuso dell’epoca. Nel 1772, Wheatley fu costretta a difendere la paternità delle sue poesie davanti a una corte di diciotto gentiluomini bostoniani. Superato l’esame, poté finalmente pubblicare la sua prima raccolta, “Poems on Various Subjects, Religious and Moral” nel 1773, diventando la prima afroamericana a pubblicare un libro.

Venne liberata dalla schiavitù, ma morì a 31 anni

La sua poesia più famosa, “On Being Brought from Africa to America”, riflette sulla sua esperienza di schiavitù e conversione al cristianesimo. Sebbene alcuni interpreti l’abbiano criticata per un apparente accettazione della schiavitù, letture più recenti evidenziano come Wheatley utilizzasse il simbolismo cristiano per affermare l’uguaglianza spirituale e umana, opponendosi implicitamente alla disumanizzazione della schiavitù.

Nel 1773, Wheatley si recò a Londra per promuovere il suo libro, dove venne accolta con entusiasmo. Il viaggio fu anche un’opportunità per fuggire momentaneamente dalla realtà oppressiva della schiavitù.

Poco dopo il suo ritorno a Boston, fu liberata dalla famiglia Wheatley. Sposò John Peters, un commerciante nero libero, ma la sua vita non migliorò significativamente. La coppia ebbe tre figli, tutti morti in tenera età, e Wheatley morì in povertà nel 1784 a soli 31 anni.

Nonostante le avversità, Phillis rimane una figura emblematica della letteratura afroamericana. Le sue poesie, spesso caratterizzate da distici giambici ed elegie, trattavano temi di libertà, religione e moralità. È diventata un simbolo di resistenza e creatività, capace di elevarsi al di sopra delle circostanze più disumane.

La sua opera ha influenzato generazioni di poeti afroamericani, da Nikki Giovanni a Amanda Gorman, e continua a essere una fonte di ispirazione e orgoglio per la comunità nera. Il Museo nazionale di storia e cultura afroamericana dello Smithsonian ha recentemente acquisito una collezione significativa delle sue opere, sottolineando l’importanza duratura del suo contributo alla letteratura e alla cultura americana.

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