Buon compleanno, ‘The Dark Side of the Moon’! Lo storico album dei Pink Floyd compie 51 anni 

Ha già mezzo secolo ma si può dire sia un giovincello: chi di voi, anche tra i meno anziani, sguazza nella sterminata discografia del rock mondiale (ma non solo) sa bene che The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd sia una pietra miliare nella storia della musica.

Denaro e morte, follia e suoni cosmici, e poi il trascorrere del tempo, il rapporto conflittuale con l’altro da sé e l’alienazione mentale, il 1° marzo The Dark Side of the Moon (intitolato Dark Side of the Moon nell’edizione CD del 1993) compie 51 anni.

Era infatti il 1973, all’indomani del Watergate e della fine della guerra nel Vietnam, che i Pink Floyd pubblicarono negli States con la Capitol Records quell’album che rimarrà nella storia. Registrato negli storici Abbey Road Studios di Londra, dal giugno 1972 al febbraio 1973, ed ottavo album del gruppo musicale britannico, è considerato uno dei migliori album di tutti i tempi, sia dai critici che da semplici appassionati.

Un successo immediato che dura nel tempo

The Dark Side of the Moon divenne immediatamente uno degli album più venduti nel mondo e rimane nelle prime 25 posizioni degli album più venduti negli Stati Uniti d’America, tuttora presente nella Billboard 200 con più di 930 settimane di permanenza, di cui 741 consecutive, alle quali vanno aggiunte le oltre 1100 settimane nella Top Pop Catalog Albums introdotta nel marzo 1991.

Negli Stati Uniti il vinile del quartetto inglese uscì prima della istituzione del disco di platino (gennaio 1976), per cui venne premiato con un solo disco d’oro fino al 16 febbraio 1990, quando gliene furono dati altri 11 in platino. Il 4 giugno 1998 la Recording Industry Association of America (RIAA) ne assegnò ancora 4, facendogli raggiungere quota 15.

Nel 2003, anno di pubblicazione dell’edizione ibrida in CD e SACD, The Dark Side of the Moon raggiunse nuovamente il primo posto delle classifiche Billboard con 800mila copie vendute negli Stati Uniti.

Le tracce

pink floyd

©mojo4music

Nella mente dei fantastici 4 – Roger Waters, David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright – l’album doveva inizialmente raccontare le pressioni e le difficoltà della vita da musicista: poi, The Dark Side of the Moon è arrivato a parlare di ricchezza e di guerra, di follia e di esistenzialismo, di morte e di solitudine.

Le cinque tracce di ognuno dei due lati rappresentano di fatto i vari stadi della vita e non è un caso che l’album cominci e finisca con un suono di battiti cardiaci.

Speak to Me e Breathe raccontano degli elementi più futili della vita e della importanza per ognuno di vivere la propria esistenza; On the Run, strumentale, fa riaffiorare l’ansia provocata dalla paura di volare, mentre Time tratta del modo in cui lo scorrere veloce del tempo sia in grado di controllare totalmente la vita di una persona. A questa traccia segue il tema del ritiro in solitudine ed il rifugio classico della vecchiaia, nella canzone Breathe (Reprise). La prima parte termina con The Great Gig in the Sky, metafora della morte.

Il primo pezzo del lato B è Money (la canzone di maggior successo commerciale dell’album), che parla ironicamente di avidità e consumismo, mentre al centro di Us and Them vi sono l’etnocentrismo e la guerra e in Brain Damage il disturbo mentale e contemporaneamente del diritto a rimanere diversi anziché subire passivamente una omologazione sociale. The Dark Side of the Moon termina con Eclipse, che espone i concetti di alterità e unità, invitando  a riconoscere le caratteristiche comuni a tutti gli esseri umani che, come il verso conclusivo solennemente suggerisce, ancora sfuggono all’essere umano perché “il sole è eclissato dalla luna”.

Vi lasciamo con Money, per destreggiarci tra l’avarizia, la ricchezza di pochi e il consumismo quanto mai attuali:

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Fonti: Rolling Stone / The Guardian

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