Terremoto L’Aquila, un fascio di luce blu e 309 rintocchi per ricordare i 12 anni dalla tragedia

Trecentonove. Uno a uno i rintocchi delle campane stanotte hanno ricordato le vittime del terremoto de L’Aquila avvenuto nel 2009.

Trecentonove. Uno a uno i rintocchi delle campane stanotte hanno ricordato le vittime del terremoto de L’Aquila. Una furia che 12 anni fa colpì il capoluogo e molti altri piccoli paesi abruzzesi alle 3,32 della notte tra il 5 e il 6 aprile del 2009: 6,2 gradi di magnitudo (Mw), pari a 5,8 gradi della scala Richter. 

Per il secondo anno, la commemorazione avviene a distanza con candele sui davanzali e un fascio di luce proiettato nel cielo, mentre le 309 vittime sono state ricordate nella chiesa di Santa Maria del Suffragio durante una celebrazione liturgica.

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Nel 2009 fu la prima volta che un sisma devastò in pieno un capoluogo di regione e un intero centro storico, senza però risparmiare le aree vicine: alcuni paesi come Onna vennero praticamente rasi al suolo. Nei giorni successivi si conteranno più di 300 vittime e circa 1600 feriti, mentre gli sfollati furono circa 80mila.

Quel sisma terribile fu in realtà preceduto da 6 mesi di scosse di bassa intensità. Campanelli d’allarme? Certo, ma la “botta forte” – come la chiameranno gli aquiliani – è poi arrivata, in piena notte, e ha annientato tutto.

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Finanche l’ospedale costruito 9 anni prima crollò (i pazienti vennero evacuati) e si scoprirà poi che mancava il certificato di agibilità e che il cemento era scadente. E diventa un simbolo il crollo della casa dello studente, che causa la morte di 8 ragazzi.

Terremoti sempre ce ne sono stati, purtroppo. In Italia, dall’anno mille fino a oggi si sono verificati 98 sismi di grado superiore al nono grado della scala Mercalli ogni 8 anni. Solo nel ‘900, dal terremoto di Messina-Reggio Calabria del 1908, che con 95mila morti fu la più grave catastrofe naturale in Europa a memoria d’uomo, passando per Avezzano, il Belice e il Friuli, l’Irpinia del 1980 e infine L’Aquila del 2009 e il Centro Italia del 2016, tutti sono connotati da terribili momenti e macerie infinite.

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Ad oggi L’Aquila è ancora un cantiere aperto e solo circa la metà degli edifici sono stati ricostruiti. Ma 64 centri abitati sono ancora da riedificare, oltre 700 edifici vincolati dal ministero dei Beni Culturali e altri più di 200 nei comuni del cratere.

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