Gli uccelli non volano più: torna la Sagra dei Osei e le sue gabbie microscopiche e sovraffollate

La Sagra dei Osei giunge alla 749ª edizione e si svolgerà il 3 e 4 settembre nonostante le proteste degli animalisti che da anni chiedono che questa fiera non venga più fatta

A Sacile, in provincia di Pordenone torna la Sagra dei Osei. Secondo gli organizzatori si tratta della manifestazione ornitologica più antica d’Europa, ma per il mondo animalista altro non è che un wet market, una sorta di ‘mercato umido’, dove migliaia di animali fra specie selvatiche, esotiche e domestiche vengono vendute ai visitatori.

La Sagra dei Osei giunge alla 749ª edizione e si svolgerà il 3 e 4 settembre nonostante le proteste degli animalisti che da anni chiedono che questa fiera non venga più fatta. Il perché è molto semplice. Secondo la Lav, alla sagra sarebbero esposti uccelli catturati in natura con reti o altre trappole, per essere poi utilizzati dai cacciatori come richiami per catturarne altri. Ci sono poi, animali selvatici ed esotici, chiusi in piccole gabbie o teche, esposti e venduti.

“La sagra dei Osei di Sacile – dove ogni anno oltre 20 mila visitatori vengono a contatto con circa 50 mila animali – può essere considerata a tutti gli effetti un #wetmarket e, proprio come succede nei mercati asiatici, può favorire il salto di specie di qualsiasi virus”, spiega la Lav che da anni chiede la chiusura di questa fiera.

Ma anche per Essere animali, la sagra degli Osei è una fiera arcaica, che andrebbe superata.

“Basta fare due passi per le vie del paese per accorgersi del gran numero di animali imprigionati in altrettante gabbie. Sottoposti al continuo flusso di persone questi animali si ritrovano completamente terrorizzati e senza la minima possibilità di un riparo o di una via di fuga. Al mercato infatti la merce va esposta, si maneggia e si mostra al cliente, si compra e si vende. Tra le voci, i rumori, il trambusto del trasporto, l’allestimento delle bancarelle e il frastuono della folla nelle vie del paese, gli animali all’interno delle gabbie, sia che rimangano immobili o continuino ad agitarsi, soffrono per la paura e per le condizioni di segregazione”.

Fonte: Pro Salice

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