Vengono utilizzate per pescare, ma finiscono per uccidere inavvertitamente centinaia di animali marini tra cui anche balene, squali, foche e delfini. Da noi sono vietate da anni, ma continuano ancora a essere utilizzate illegalmente, come testimoniano i continui sequestri della Guardia Costiera. E' ora di mandarle in pensione definitivamente in tutto il mondo
Vengono utilizzate per pescare, ma finiscono per uccidere inavvertitamente centinaia di animali marini tra cui anche balene, squali, foche e delfini. Da noi sono vietate da anni, ma continuano ancora a essere utilizzate illegalmente, come testimoniano i continui sequestri della Guardia Costiera. È ora di mandarle in pensione definitivamente in tutto il mondo.
Per reti da posta derivanti si intendono tutte quelle reti che non vengono ancorate al fondo ma sono lasciate libere di muoversi in balìa delle correnti con il supporto di galleggianti.
Come sappiamo, dal 2002 nell’Unione europea le reti da posta derivanti, indipendentemente dalla loro dimensione, sono state vietate quando destinate alla cattura di specie altamente migratorie come il tonno e il pesce spada, ma le criticità non mancano.
Ma non va così in California. Per fortuna adesso arriva un disegno di legge che mira alla tutela dell’ecosistema marino. Questo tipo di reti infatti sono letali per tantissimi animali che si ingarbugliano tra di esse, incluse le specie in via d’estinzione.
Secondo i dati ottenuti dalla National Oceanic and Atmospheric Organization, negli ultimi 28 anni, le reti da posta derivanti hanno impigliato e ucciso circa 4mila delfini, 456 balene e 136 tartarughe marine.
Se il disegno di legge dovesse diventare legge, creerebbe un programma di sostentamento ai pescatori che condannano fermamente l’idea sostenendo che il divieto minaccia il loro sostentamento e che la transizione per rinunciare alle loro reti non è sufficiente.
La California è l’ultimo stato americano rimasto a consentire le reti da posta derivanti, esistono dei divieti ma non delle normative scritte. Queste reti sono off limits per la costa orientale degli Stati Uniti e bandite dagli stati dell’Oregon e di Washington, dalle Nazioni Unite.
Vietate in Italia, ma continuano ad esserci quelle illegali
Tuttavia anche nel nostro Paese, vengono ancora utilizzate in maniera illegale. Il 30 agosto, Capitaneria di porto e Guardia costiera di Olbia hanno posto sotto sequestro una rete da posta fissa lunga circa 800 metri posizionata abusivamente a Pittulongu.
La rete era provvista di maglie di dimensione ridotta rispetto alle prescrizioni in materia di pesca e aveva intrappolato numerose specie ittiche. Ancora, stessa dinamica nelle acque dello Stagnone di Marsala, dove sono state sequestrate 15 nasse e circa 150 metri di rete da posta. Ma sono solo gli ultimi due casi in ordine di tempo.
Un pericolo anche per animali in via d’estinzione
Secondo un rapporto di World Animal Protection 640mila tonnellate di reti da pesca vengono perse o lasciate nei nostri oceani ogni anno, intrappolando e uccidendo innumerevoli mammiferi marini, tra cui balene in via di estinzione, foche e tartarughe. Anche gli habitat superficiali della barriera corallina subiscono un ulteriore danno.
Basti pensare che la scorsa settimana, i pescatori hanno trovato circa 300 tartarughe marine morte al largo della costa meridionale del Messico perché intrappolate nelle reti.
Leggi anche:
- Intrappolata e uccisa da una rete da pesca: la triste fine di una tartaruga (FOTO)
- Remora, la rete da pesca biodegradabile e tracciabile che salva balene, tartarughe e delfini (VIDEO)
Dominella Trunfio