Il lockdown ha reso più tranquilli gli Oceani: le balene sono meno stressate, senza cacciatori, rumori e turisti

Grazie alle misure introdotte con la pandemia e alla sospensione della caccia, in Islanda le balene sono meno stressate e potranno riprodursi più facilmente

Grazie alle misure anti-Covid le balene sono meno minacciate e sottoposte a minore stress in varie parti del mondo, in particolare in Islanda. In questo Paese, purtroppo, è ancora ammessa la caccia a queste straordinarie creature, ma lo scorso anno la pandemia ha bloccato la tradizionale pratica che provoca annualmente la morte di centinaia di esemplari.

Per le megattere e le balenottere che vivono nelle acque islandesi la diffusione del Covid-19 ha rappresentato una sorta di tregua. Grazie al lockdown e ai vari divieti introdotti, non è diminuita soltanto l’interferenza dell’uomo, ma anche l’inquinamento acustico provocato principalmente da navi da crociera, costruzioni e sonar. 

I pesanti effetti dello stress sulle balene 

“Penso che, nel complesso, la pandemia sia stata ampiamente positiva per le balene” spiega Ari Friedlaender, ecologo marino e biologo dell’Università della California a Santa Cruz. Friedlaender sta studiando i livelli di stress delle balene, che sono diminuiti da quando gli oceani sono meno trafficati. Per le balene i rumori possono rappresentare una delle maggiori fonti di stress, visto che usano il loro canto per comunicare tra loro e individuare il cibo. 

Come ribadito anche da Friedlaender, lo stress colpisce le balene con un impatto molto simile a quello studiato sugli esseri umani e ha una serie di effetti sui loro comportamenti, sulla loro salute e persino sulle capacità di riproduzione. 

“L’animale potrebbe non riprodursi così frequentemente come avrebbe fatto altrimenti” – sottolinea l’esperto –. “Se non riesce a riprodursi, la popolazione non ha l’opportunità di crescere così rapidamente”. 

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In Islanda è ancora ammessa la caccia alle balene, ma la pratica è sempre meno popolare

L’Islanda è uno dei tre Paesi al mondo, insieme alla Norvegia e al Giappone, in cui è ancora ammessa la caccia alle balene. Ma, grazie alle restrizioni sanitarie, lo scorso anno la cruenta pratica è stata sospesa. 

“Non andrò più a cacciare le balene, mi fermerò per sempre” ha dichiarato nel 2020 Gunnar Bergmann Jonsson, amministratore delegato della compagnia IP-Utgerd, specializzata nella caccia alla balenottera minore. E tanti stanno seguendo il suo esempio. 

“Non c’è più bisogno di cacciare le balene. Non c’è bisogno di mangiarle” chiarisce Eva Björk Káradóttir, direttrice del Museo delle balene di Húsavík. “Le giovani generazioni nate dopo il 2000 non lo fanno più”.

Fino ad alcuni anni fa la carne di balena era molto richiesta e apprezzata sia dagli islandesi che dai turisti ma ultimamente si è assistito ad un’inversione di tendenza. Secondo Heimir Hardason, capitano della North Sailing, le persone hanno smesso di consumare carne di balena per vari motivi, soprattutto etici ma non solo. Gli islandesi si sono accorti che questi cetacei valgono decisamente più da vivi che da morti, grazie al business del whale watching, che ogni anno attira migliaia di turisti curiosi di vedere da vicino le balene. Come sottolina Hardason, “è probabilmente l’attività più popolare per i visitatori, stranieri e nazionali”.

E proprio l’esperienza unica del whale whatching, che consiste nell’osservazione dei cetacei nel loro habitat naturale, potrebbe incoraggiare sempre di più le persone a proteggere le balene e a rispettare la biodiversità degli oceani. 

Fonte: Nbc News

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