La Fase 2 fa ripartire anche la caccia: in piena emergenza, le Regioni pensano a chi uccide gli animali

All'avvio della Fase 2, molte regioni stanno riaprendo alle attività venatorie, dalla Lombardia all'Emilia Romagna, fino al Piemonte

La pandemia non ha fermato neanche la caccia. Già durante l’emergenza, ma anche adesso, con l’inizio della Fase 2, molte regioni italiane stanno emanando provvedimenti a favore delle attività venatorie.

A lanciare l’allarme è stata la LAC, la Lega Abolizione Caccia, che ha puntato il dito soprattutto contro la Lombardia e il Piemonte. La prima infatti ha chiesto nuove deroghe per l’abbattimento di storni, piccioni torraioli e perfino fringuelli. Il secondo sta lavorando a una proposta di modifica della legge regionale 5/2018, che allarga le maglie a favore dei cacciatori, incrementando anche le specie cacciabili.

Lombardia: dall’Osservatorio faunistico alle deroghe per l’abbattimenti di animali selvatici

Già a febbraio è stata disposta la reiterazione del finanziamento da 200mila euro (600.000euro in tre anni) già assicurato lo scorso anno per il restauro dei roccoli, ossia delle postazioni di caccia, che la Regione vorrebbe equiparare a beni culturali. Secondo la Lac, i fondi spesi lo scorso anno erano già stati destinati solo alle postazioni “abilitate” a catturare gli uccelli.

In aggiunta a ciò, secondo la denuncia della Lac, la Lombardia in piena emergenza coronavirus ha lavorato all’attivazione di un Osservatorio faunistico regionale senza coinvolgere le associazioni animaliste e ambientaliste ma solo quelle venatorie

“per fare da contraltare ai pareri quasi sempre negativi dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale”.

Ma non solo. In Lombardia potrebbero essere introdotte nuove deroghe per l’abbattimento extra legge ed extra convenzioni europee di alcuni uccelli tra cui storni, piccioni torraioli e fringuelli.

Infine, è attesa a breve una nuova modifica della legge regionale 26/93, che rischia di liberalizzare la caccia esercitata dai cacciatori a scopo ludico-amatoriale e non di controllo al camoscio, al cervo, al muflone e al capriolo oltre che quella al cinghiale durante tutto l’anno.

“Chiediamo a chi in consiglio regionale ha ancora la dote del pudore di dire basta, e al resto dell’opinione pubblica lombarda di ricordare a questa classe politica il significato della vergogna” prosegue la Lega Abolizione Caccia.

Piemonte: verso lo sterminio della fauna selvatica?

Al momento le autorità regionali stanno lavorando alla modifica della legge regionale 5/2018. Quest’ultima è al vaglio delle Commissioni di competenza e sta seguendo l’iter collegato alla legge di stabilità. Le proposte della Giunta regionale contenuta nel DDL n. 83 /2020 prevedono una serie di interventi che faranno contenti i cacciatori:

  • incremento di 15 unità delle specie cacciabili: fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, combattente, moriglione, allodola, merlo, pernice bianca, lepre variabile. Si tratta infatti di uccelli con abitudini alimentari prevalentemente insettivore, utili quindi a tenere sotto controllo la proliferazione di specie dannose per le colture agricole;
  • azzeramento del legame cacciatore-territorio;
  • caccia di selezione agli ungulati anche in orario notturno;
  • agevolazione dell’arrivo in Piemonte di cacciatori foranei ora limitato tra il 5% e il 10% ;
  • immissioni di animali d’allevamento “pronta caccia” tutto l’anno;
  • cancellazione della norma che avrebbe consentito ai proprietari dei fondi di vietare la caccia sui propri terreni.

Anche Legambiente si è opposta alle modifiche alla legge regionale, chiedendo già a marzo, con una serie di osservazioni, che venissero stralciati alcuni articoli.

“In un momento di emergenza sanitaria non è ragionevole procedere a tutto sprone su norme divisive e complesse come quelle contenute nel DDL in questione. In questo momento storico – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – è pericoloso prevedere maggiore mobilità venatoria (specie, tempi e spazi). Una vera e propria deregulation per un’attività assolutamente non necessaria al Paese, che inoltre crea danni alla fauna e all’ambiente. Sarebbe esattamente l’opposto rispetto a quanto tutte le indicazioni scientifiche chiedono per difendere la salute dei cittadini e favorire e sostenere una ripresa sociale ed economica in un contesto fortemente cambiato dalla pandemia”.

In Emilia Romagna e Trentino via libera alla caccia al cinghiale

La Regione ha appena dato l’ok introducendo nuove regole in vigore fino al 31 marzo 2021 per la selezione dei cinghiali. Da ieri, 4 maggio, è stata avviata la caccia di selezione al cinghiale, l’unica attualmente consentita. Anche in Trentino con l’avvio della Fase 2 è stata aperta la caccia al cinghiale.

Invece, l’apertura generale della caccia, che riguarderà 38 specie nel territorio regionale, prenderà invece il via il 20 settembre e si chiuderà il 31 gennaio 2021. Dopo la caccia di selezione al cinghiale, il 1° giugno toccherà a quella al capriolo.

Fonti di riferimento: LAC Lombardia, LAC Piemonte, Legambiente Piemonte, Regione Emilia Romagna,

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