L’empatia dei ratti è molto simile a quella umana. Lo studio

Uno studio dell'Università di Chicago ha dimostrato che i ratti hanno un tipo di empatia molto simile a quella dell'uomo, nel bene e nel male

Anche gli animali, a loro modo, sanno essere empatici, riuscendo a capire cosa sentono i loro simili. Una nuova conferma arriva dall’Università di Chicago che ha dimostrato che i ratti hanno un tipo di empatia molto simile a quella dell’uomo, nel bene e nel male.

Una scoperta sorprendente che fornisce nuove informazioni sulle capacità dei roditori, già noti per la loro intelligenza. Lo studio, intitolato “The Bystander Effect in Rats”, ha dimostrato che i ratti aiutano un compagno in difficoltà se sono da soli ma in presenza di altri ratti “aiutanti” sono anch’essi invogliati a non prestare soccorso. È il cosiddetto effetto spettatore, ben noto nella psicologia sociale.

In base a tale effetto, un individuo tende a non offrire alcun aiuto a una persona in difficoltà quando sono presenti anche altre persone. In altre parole, maggiore è il numero dei testimoni del problema altrui, minore è la probabilità che qualcuno presterà aiuto. Si ritiene che il meccanismo alla base del classico effetto spettatore sia una diffusione di responsabilità in base alla quale le persone ritengono che non debbano agire perché altri lo faranno.

Così fanno anche i ratti, secondo la nuova ricerca pubblicata su Science Advances, che ampilia i precedenti studi sull’empatia dei roditori. Ma un aspetto ha sorpreso i riceratori.

E’ stato John Havlik ad testare l’effetto spettatore sui ratti scoprendo che nel loro caso l’empatia era contagiosa. In generale, sia nei roditori che nell’uomo, il gruppo tende ad accentuare un comportamento, ma contrariamente a quanto ci si aspettava, i ratti avevano maggiori probabilità di aiutare gli altri in difficoltà.

“All’inizio, pensavo che l’esperimento fosse fallito ma dopo aver fatto ulteriori ricerche sugli studi sull’uomo, ci siamo resi conto che il comportamento veniva effettivamente rispecchiato anche nelle persone” ha detto detto Havlik. “Questo sembra andare contro tutto ciò che sappiamo sull’effetto Bystander ma, a quanto pare, uno studio di filmati di sorveglianza pubblicato proprio l’ anno scorso ha scoperto che gli esseri umani hanno effettivamente aiutato in oltre il 90% degli incontri violenti. Il fatto è che, come spesso accade nella ricerca in psicologia, non ne comprendiamo appieno l’effetto. Ma qualunque siano le implicazioni, la cosa importante è che gli umani non sono i soli a manifestare questo tipo di comportamento. I ratti sembrano essere altrettanto empatici” ha spiegato l’autore dello studio.

Non facciamo fatica a crederci.

Fonti di riferimento: Università di Chicago, Science Advances

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