Drammatico boom di delfini spiaggiati sulle nostre coste: l’Italia rischia una procedura d’infrazione Ue

Sono quasi 200 i cetacei (in particolare delfini) trovati spiaggiati negli ultimi 15 mesi sulle coste della nostra penisola. A rendere la loro sopravvivenza sempre più complessa è soprattutto l'interazione con la pesca. Adesso l'Italia rischia l'ennesima procedura d'infrazione da parte dell'Ue per non averli salvaguardati dalle catture accidentali.

Il bilancio dei cetacei spiaggiati sulle nostre coste è drammatico. Sono ben 194 gli esemplari che si sono arenati nell’arco degli ultimi 15 mesi. Nella maggior parte dei casi si tratta di delfini, più precisamente tursiopi e stenelle. Già nei primi 3 mesi del 2024 si contano 37 spiaggiamenti, come denunciato dal progetto europeo LIFE DELFI, che – in vista della Giornata mondiale dei delfini (fissata per il 14 aprile) -riporta i numeri della banca dati gestita dal CIBRA dell’Università degli studi di Pavia e dal Museo di Storia Naturale di Milano.

La tendenza dei dati sui cetacei spiaggiati in Italia è costante e non accenna a diminuire – chiarisce Alessandro Lucchetti, ricercatore di CNR-IRBIM e coordinatore di LIFE DELFI – Questo ci conferma la necessità di adottare misure tecniche (sugli attrezzi da pesca ed eventualmente sulle aree) volte alla riduzione delle interazioni fra delfini e attività di pesca.

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Le cause degli spiaggiamenti

La cause del fenomeno sono molteplici: fra queste rientrano inquinamento e altri fattori ambientali, malattie e malnutrizione, ma una delle più comuni è l’interazione con la pesca. Spesso, infatti, i delfini seguono i pescherecci per catturare il pescato dalle reti e finiscono per ferirsi e morire (in molti casi a seguito dello strozzamento della laringe).

Per evitare incidenti come questi il progetto DELFI sta utilizzando dissuasori acustici, visivi e nuove tipologie di nasse, oltre a formare delle squadre di salvataggio possono entrare in azione in caso di cetacei in difficoltà in mare o spiaggiati.

“Grazie al progetto e alla collaborazione con il CNR-IRBIM stiamo sviluppando una tecnologia del tutto innovativa nel panorama europeo, che consentirà di ottenere nuovi dissuasori acustici interattivi basati sul riconoscimento dei delfini attraverso l’intelligenza artificiale” spiega David Scaradozzi, ricercatore dell’Università Politecnica delle Marche.

Il richiamo da parte dell’Ue: cosa rischia l’Italia

Nei nostri mari le interazioni pesca-delfini sono fin troppo ricorrenti. Non è un caso che lo scorso febbraio sia arrivata da Bruxelles una lettera di messa in mora (atto che segna l’apertura formale della procedura di infrazione) al Governo italiano per non aver rispettato la Direttiva Habitat.

Nello specifico, l’Ue contesta l’operato dell’Italia, richiamandola per non aver messo in atto ricerche strategie di conservazione per evitare che le catture accidentali abbiano impatti negativi su alcune specie marine, tra cui appunto anche i delfini.

In caso di conferma di infrazione, il nostro Paese sarà condanno a pagare sanzioni salate che andranno a gravare sui conti pubblici già precari, oltre a ledere ulteriormente la reputazione della nostra nazione a livello internazionale. Le multe vengono calcolate dalla Commissione sulla base di tre criteri specifici: la gravità dell’infrazione; la durata dell’infrazione; la necessità di garantire l’efficacia dissuasiva della sanzione. Per quanto riguarda l’Italia, la penalità di mora giornaliera minima è fissata a 8.505,11 euro.

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Fonte: LIFE DELFI

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