Dalle ceneri del disastro, la sorprendente rinascita delle api negli USA nel 2024

Dopo un anno decisamente disastroso, il 2023, il numero delle api censite negli Stati Uniti ha registrato una netta crescita. Ma a cosa è dovuto questo boom? E c’è davvero?

Dopo quasi due decenni di implacabile crollo e un anno 2023 decisamente pessimo, quando le colonie di api mellifere si sono praticamente dimezzate, negli States pare ci sia una grande sorpresa: qui la popolazione delle api è schizzata ai massimi storici. Ma come mai?

Secondo i dati del censimento dell’agricoltura del 2022, negli ultimi cinque anni si sono formate quasi un milione di colonie di api, portando il numero totale di colonie al massimo storico di 3,8 milioni. Il record è arrivato dopo quasi 20 anni di collasso delle colonie, appunto, dove le api sono morte per esposizione a pesticidi velenosi, stress dovuto al transito attraverso il paese per impollinare i raccolti, parassiti invasivi e cambiamenti nell’habitat.

Leggi anche: C’è un nuovo virus che minaccia la sopravvivenza delle api in tutto il mondo: è il virus delle ali deformate

Ma, anche se si sono formate nuove colonie, la minaccia del loro collasso è ancora un pericolo molto rilevante. Ciò ha dunque suscitato così tante domande. Una tra tutte: esiste effettivamente un boom delle api?

Il Washington Post è partito da un dato: la legislazione statale che offre agevolazioni fiscali agli apicoltori e il bisogno di impollinatori del paese aiutano a spiegare gli alveari più affollati, ma non sono tutte buone notizie. Le api addomesticate, o gestite, sono anche una minaccia incombente per altri impollinatori naturali vulnerabili all’estinzione.

Il Wp ha pensato dunque a incrociare i dati del censimento dell’agricoltura della Federazione con un altro set di dati quantitativi, il rapporto annuale sul miele, che mostra in realtà che le colonie di api stanno perdendo terreno: il rapporto sul miele si concentra sulle operazioni con cinque o più alveari, mentre il censimento comprende tutte le aziende agricole del Paese. In questo caso, “farm” indica qualsiasi appezzamento di terreno che vende almeno 1.000 dollari di prodotti agricoli in un anno, una misura che potrebbe includere più hobbisti e dilettanti che mirano a diventare agricoltori.

Cosa succede alle api negli Stati Uniti?

Salvate probabilmente dalle tasse. Un altro fattore è infatti, come dicevamo, la legislazione statale che offre agevolazioni fiscali agli apicoltori sulla base dell’idea che, prendendosi cura e allevando le api, aiutano a impollinare le colture e le fattorie circostanti. In Texas, la legge concede agevolazioni fiscali alle persone che possiedono tra i cinque e i 20 acri di terreno se allevano api per cinque anni (e tutte le 254 contee hanno adottato le misure).

Con più di 271mila colonie, il Texas è ora il terzo stato per numero di colonie, dietro alla California, con più di 1,3 milioni di colonie, e alla Florida, che conta circa 318.900 colonie.

Ma non tutti questi apicoltori producono miele sulla scala misurata dal censimento, il che potrebbe spiegare la minore crescita segnalata proprio nella produzione di miele. I dati del censimento mostrano che il numero di operazioni di colonie di api è aumentato molto più rapidamente della produzione di miele, di circa il 160% dal 2007.

Il sunto quindi? L’impollinazione – e non il prezzo del miele – è stata il vero volano della moderna industria dell’apicoltura.

Secondo uno studio della Rutgers University , la maggior parte delle colture mondiali dipende dalle api mellifere e selvatiche per l’impollinazione. Negli Stati Uniti, i raccolti di mele, ciliegie e mirtilli sono già stati ridotti a causa della mancanza di impollinatori, ha rilevato lo studio. Lo studio mostra anche che l’adozione di pratiche che conservano le api selvatiche, come l’allevamento di giardini di fiori selvatici e impollinatori oltre alle semplici api mellifere, è probabile che migliori i raccolti.

Ma un aumento delle api domestiche non è necessariamente positivo per quelle selvatiche. Le api domestiche possono competere per le risorse con gli impollinatori selvatici, come farfalle, scarafaggi, falene e api selvatiche, e oltre il 40% di queste specie è già a rischio di estinzione nei prossimi decenni. Anche circa il 28% delle api nordamericane sono considerate specie minacciate.

A dire il vero, quindi, l’era del collasso delle colonie di api non è ancora alle nostre spalle. Molti fattori, in primis il cambiamento climatico, rappresentano ancora delle grandi minacce. Il riscaldamento globale porta a una stagione autunnale più lunga e più calda, il che sta letteralmente stressando le api. Uno dei tanti motivi per cui le colonie continuano in realtà a ridursi.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook