Proprio come le persone con malattia di Alzheimer, i cani anziani con sindrome da disfunzione cognitiva hanno un sonno leggero e interrotto. Per questo la polisonnografia negli esemplari di una certa età potrebbe essere un importante indicatore della disfunzione cognitiva nei cani e consentire di monitorarla

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I disturbi del sonno sono uno dei segni della malattia di Alzheimer, ma non sono solamente le persone a soffrirne quanto anche i cani anziani a cui potrebbe essere diagnosticata la sindrome con disfunzione cognitiva. Per i veterinari questa è infatti l’equivalente dell’Alzheimer e lo dimostrano anche recenti ricerche.
Un nuovo studio scientifico apparso sulla rivista Frontiers in Veterinary Science ha voluto indagare sull’associazione tra declino cognitivo e cambiamento del ritmo del sonno tramite la polisonnografia. I cani anziani con con disfunzione cognitiva dormono sempre meno rispetto a esemplari sani e il loro sonno è discontinuo. Lo stesso avviene in soggetti con malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.
Per questo tramite tramite un’elettroencefalografia (EEG), una tecnica non invasiva, i ricercatori della North Carolina State University hanno esaminato 28 cani anziani di cui 17 femmine e 11 maschi con un’età compresa tra i 10 e i 16 anni. Prima di partecipare al progetto, i 28 cani sono stati sottoposti ad accertamenti medici e test cognitivi sull’attenzione e la memoria mentre i loro proprietari hanno compilato un questionario.
Alzheimer: studio collega per la prima volta la malattia alla perdita di sonno e al ritmo circadiano
Nel questionario le famiglie hanno dovuto specificare con che frequenza si presentavano alcuni comportamenti relativi a quattro ambiti:
- disorientamento spaziale,
- interazioni sociali,
- ciclo sonno-veglia e
- abitudine a sporcare in casa.
L’obiettivo era comprendere quanto avanzata fosse la sindrome di disfunzione cognitiva negli animali e valutarne il sonno.
Sono stati attribuiti punteggi da 0 (normale) a 95 (gravemente affetto) che hanno permesso di classificare i cani in quattro diverse categorie:
- normale (0–7)
- decadimento cognitivo lieve (8–23)
- decadimento cognitivo moderato (24– 44)
- grave deterioramento cognitivo (45-95)
I cani sono stati portati nel centro dove i ricercatori hanno effettuato delle registrazioni polisonnografiche in 2 giorni diversi, di cui il primo di ambientazione. Le registrazioni del secondo giorno sono durate 2 ore.
I risultati, scrivono i ricercatori, “hanno mostrato che cani con punteggi di demenza più alti e prestazioni più scarse nella risoluzione dei compiti e/o problemi dei test cognitivi hanno trascorso meno tempo nel sonno NREM e REM. Inoltre le analisi elettroencefalografiche quantitative hanno mostrato differenze nei cani associate all’età o alle prestazioni cognitive, alcune delle quali riflettono un sonno più superficiale nei cani più colpiti”.
Questi cani hanno la demenza e l’interruzione del sonno ne fa parte. Oltre al minor tempo trascorso a dormire, quando osserviamo l’EEG, abbiamo visto che la loro attività cerebrale durante il sonno era più simile alla veglia. In altre parole, quando riescono a dormire i loro cervelli non stanno davvero dormendo” ha dichiarato l’autrice principale dello studio, Alessandra Mondino, in una nota stampa.
Come si legge nello studio, “le registrazioni polisonnografiche nei cani possono rilevare i cambiamenti del ciclo sonno-veglia associati alla demenza. Ulteriori ricerche dovrebbero valutare il suo potenziale uso clinico per monitorare la progressione della sindrome da disfunzione cognitiva canina”.
Fonte: Frontiers in Veterinary Science
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