Questa rara ape dagli enormi occhi gialli è sia maschio che femmina

L’ape ermafrodita esiste: ha degli enormi occhi gialli ed è stata ora trovata dall’apicoltore statunitense Joseph Zgurzynski

Incredibile ma esiste davvero, anche se rara: è l’ape ermafrodita, sia maschio che femmina dunque. Fenomeno in realtà già noto, questa rara ape, con degli enormi occhi gialli, è stata ora trovata dall’apicoltore statunitense Joseph Zgurzynski.

Come riportato dal National Geographics, Zgurzynski ha subito notato la differenza tra quell’ape e le altre e ha inviato alcuni degli scatti a David Tarpy, uno specialista della North Carolina State University. Che ha confermato: sì, è proprio l’ape ermafrodita.

Probabilmente cieca, l’insetto nasce con una mutazione genetica che influenza la pigmentazione negli occhi ma soprattutto la rende affetta da ginandromorfismo, una variante rara di alcuni insetti (ma anche di farfalle e uccelli) che li rende una sorta di “mosaico sessuale”, con tratti sia femminili che maschili.

Le api sono insetti dell’ordine degli imenotteri, che dal punto di vista delle genetica riproduttiva sono aplodiploidi, ovvero le femmine derivano da uova diploidi fecondate, nelle cui cellule, quindi, sono presenti due copie per ogni cromosoma, mentre i maschi da uova aploidi non fecondate, pertanto con un solo assetto cromosomico.

Queste caratteristiche genetiche consentono loro una grande varietà di meccanismi riproduttivi, dalla clonazione femminile a quella maschile, ma anche la possibilità che si generino dei mix, rari ma forse nemmeno così tanto.

“Abbiamo raccolto 11 api mellifere nate da un’unica colonia – si legge su un lavoro del 2018 guidato dall’Università di Sidney e pubblicato su Biology Letters- ne abbiamo valutato morfologicamente il sesso e determinato l’origine genetica (materna o paterna) di ciascun tessuto mediante genotipizzazione. Dieci api erano ginandromorfi con una o tre distinte origini paterne”.

Tra l’altro un’ape non portava segni genetici della madre, nata quindi solo da genitori maschi, pur avendo organi femminili dappertutto. Molto più di recente, invece, la variante è stata osservata nella specie di ape chiamata Megalopta amoena (il lavoro è stato pubblicato su Journal of Hymenoctera).

Una tale flessibilità è non solo sorprendente dal punto di vista genetico, ma getta le basi per una speranza di sopravvivenza di questi indispensabili insetti che l’uomo sta rischiando di far estinguere.

Rara ma non troppo, è stata osservata davvero in una colonia di un allevatore. E di cui, comunque, non è ancora chiaro lo sviluppo. Infatti l’insetto non è metà maschio e metà femmina, perché in quel caso il fenomeno si spiegherebbe ipotizzando uno split dell’uovo prima della fecondazione.

No, è un mosaico sessuale (la condizione è proprio chiamata ‘ginandromorfismo a mosaico’) e quindi si può ipotizzare che si sia verificata un’aberrazione in seguito nello sviluppo dell’ape, ovvero un’anomalia nel corso della crescita. Ma in realtà i biologi non sono ancora in grado di confermare.

Quello che è certo – non ci stancheremo mai di dirlo – è che la natura non smette mai di stupirci e vince sempre, nonostante noi.

Fonti di riferimento: National Geographics / Biology Letters / Journal of Hymenoctera

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