Moria di uccelli marini, stremati dalle ondate di calore e dal surriscaldamento delle acque

Un nuovo studio scientifico lancia l'allarme sugli eventi di mortalità di massa correlati al riscaldamento degli oceani. I dati registrati tra il 1993 e il 2021 mostrano come le ondate di calore nelle acque stiano sterminando l'avifauna marina. Gli studiosi parlano di un "drammatico effetto ritardato"

Sulle spiagge del Nuovo Continente, lungo le coste che dall’Alaska portano fino alla California centrale, si sta verificando una strage silenziosa le cui vittime sono migliaia di uccelli marini quali cormorani, pulcinelle di mare e altre specie.

Lo rivela un nuovo studio scientifico condotto dall’Università di Washington e pubblicato sulla rivista Marine Ecology Progress Series. I ricercatori dell’ateneo hanno esaminato i dati di monitoraggio degli uccelli spiaggiati dal 1993 al 2021, analizzando gli eventi di mortalità che hanno interessato l’avifauna marina del Pacifico nord-orientale e dell’Alaska in relazione alla variabilità del clima oceanico.

Consultando circa 90.000 indagini condotte su un totale di 106 specie, hanno scoperto che il riscaldamento degli oceani ha un impatto terribile sugli uccelli marini con morie a seguito di ondate di calore.

Nello specifico, sono stati osservati significativi eventi di mortalità tra 1-6 e 10-16 mesi dopo tre prolungate ondate di calore marino nell’ecosistema marino californiano. Urie, berte e pulcinelle di mare i più colpiti. Tra il 2014 e il 2019 si è verificata una delle peggiori stragi mai registrate prima d’ora.

Questo tipo di massiccia moria può essere paragonato a una tempesta catastrofica che di solito ci aspetteremmo una volta ogni decennio; accadono, causando danni ingenti, ma di solito c’è abbastanza tempo perché le aree si riprendano” ha commentato Timothy Jones, autore principale dello studio.

Stavolta, però, non sembra essere così. Se eventi di mortalità di massa si verificano infatti una volta ogni decennio provocando la morte di circa 250.000 uccelli marini, solamente tra il 2014 e il 2019 gli eventi di mortalità diffusa sono stati 5. Per i ricercatori si tratta di un “drammatico effetto ritardato”.

Gli uccelli marini muoiono per varie cause, ma tutte sono connesse al riscaldamento delle acque. Parliamo della fioriture delle alghe, della diffusione di malattie e dello stravolgimento della rete trofica e dei processi ecologici con una sempre maggiore difficoltà per gli uccelli nel procacciarsi il cibo.

Con questa intensità di riscaldamento, come l’incombente El Niño nel Pacifico o l’attuale ondata di caldo marino nel Nord Atlantico, ci troviamo di fronte a un nuovo oceano. Uno con meno uccelli” ha detto Julia Parrish, coautrice dello studio.

Meno pesci, meno organismi marini, meno uccelli. Questo è quello che ci attenderà. Le ondate di calore marine saranno sempre più frequenti e i ricercatori ne sono consapevoli.

Un oceano più caldo – continua Parrish – e certamente un oceano improvvisamente più caldo come accade durante un El Niño o durante un’ondata di caldo marino, provocherà la morte da centinaia di migliaia a milioni di uccelli marini entro uno o 6 mesi dall’aumento della temperatura”

Gli scienziati lanciano l’allarme in tutto il mondo, anche nel nostro Mediterraneo, le cui acque stanno diventando bollenti. In pieno autunno sono stati registrati picchi calore di +5°C rispetto alla media storica di riferimento.

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Fonte: Marine Ecology Progress Series

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