Spopolano gli zoo “al contrario”, anche in Italia: se nelle gabbie ci fossero persone e non animali?

Persone in gabbia e animali "liberi", sono gli zoo al contrario dove sono i visitatori a trovarsi dall'altra parte delle grate osservando gli animali in un tipo di esperienza diverso dal solito. Etico e giusto non lo è, ma anche se per poco possiamo avere una minima idea di cosa significhi essere in gabbia

Vedere un animale rinchiuso in una gabbia o in un piccolo recinto, in un ambiente che non corrisponde minimamente al suo habitat naturale non può ritenersi educativo, eppure ciò è quanto gli zoo offrono al loro pubblico vendendo biglietti su biglietti.

Animali frustrati, con comportamenti autolesionisti, imprigionati per l’intera vita in cattività. Abbiamo avuto una vaga idea di cosa ciò potesse significare durante la pandemia quando le nostre libertà sono state ridotte, ma non potremmo mai capire cosa si provi a essere letteralmente in gabbia.

Esistono però zoo “al contrario”, anche chiamati reverse zoo, dove sono le persone a essere rinchiuse dietro le sbarre nel corso della visita. Fatta eccezione per le riserve-santuario, questi luoghi sono pur sempre zoo, su questo non ci piove, ma a differenza dei tradizionali giardini zoologici offrono esperienze non così comuni.

L’iniziativa sempre essere molto gradita, piace proprio l’idea di vedere per una volta le persone in gabbia e non gli animali. I visitatori possono osservare da vicino leoni, tigri, scimmie mentre si trovano intrappolati in vere e proprie gabbie o celle in plexiglass.

Sono gli animali a muoversi attorno alle persone, ad avvicinarsi con insistenza proprio come i visitatori più sfacciati.

È così al GG Conservation Glen Garriff, rifugio in Sudafrica in cui i turisti possono prenotarsi per prendere parte alla Lion Exeperience, ma anche in Cina nello zoo di Chongqing. Le foto di questo zoo sono diventate virali sui social tant’é che è difficile risalire a chi le abbia scattate.

E in Italia? Ci sono zoo al contrario?

In Italia, è maggiormente diffusa l’offerta degli zoo safari, come quello di Ravenna o Fasano, in cui con trenini protetti da reti metalliche si possono osservare gli animali rinchiusi nella struttura. Non è poi così diversa. Il pubblico paga per muoversi “sotto scorta” nei recinti e guardare gli animali da un’altra prospettiva.

C’è una differenza sostanziale, però, tra noi e gli animali protagonisti di queste immagini.

L’esperienza venduta ha la durata di un’ora o poco più. Terminata, tutti i turisti possono mettere piede fuori dalle gabbie, tornando a essere persone libere. Agli animali reclusi negli zoo, in qualunque forma, non è concesso conoscere questa sensazione. Loro sono prigionieri a vita.

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