È questo l’animale “super predatore” che terrorizza la savana sudafricana (e non è il leone)

Uno studio americano condotto in Sudafrica dimostra che la più grande paura degli animali della savana è rappresentata dalla nostra specie

La savana è uno degli ecosistemi naturali più selvaggi e inospitali del mondo, dove convivono le specie animali più pericolose e ogni giorno è una lotta per la sopravvivenza.

Leoni, leopardi, iene, lupi e serpenti utilizzano forza, velocità, spirito di branco per attaccare gli animali più piccoli e più indifesi, per marcare il proprio territorio e procacciarsi il cibo.

Ma qual è l’animale della savana più temuto in assoluto da tutte le specie che vivono in questo luogo così selvatico? Non lo immaginereste mai (o forse sì): è l’essere umano.

Lo ha dimostrato una recente ricerca condotta dagli ecologi della Western University (Stati Uniti), che ha fatto ascoltare alle specie della savana oltre 10.000 registrazioni di versi di animali e conversazioni umane, per scoprire cosa facesse più paura.

Lo studio

Per il loro studio, i ricercatori americani hanno coinvolto 19 specie animali tipiche della savana – fra cui rinoceronti, elefanti, iene, giraffe e leopardi – che vivono all’interno del Greater Kruger National Park, in Sud Africa.

Quest’area protetta ospita la più grande popolazione di leoni rimasta al mondo, quindi gli altri mammiferi che abitano la regione sono ben consapevoli del pericolo rappresentato da questi poderosi carnivori.

Eppure, nonostante la presenza di una specie così selvaggia, gli animali dell’area sembrano essere molto più spaventati dai suoni connessi alla specie umana.

Per dimostrarlo, i ricercatori hanno trasmesso i suoni delle conversazioni umane in diverse lingue (tra cui Tsonga, Sotho settentrionale, inglese e afrikaans) e i suoni della caccia umana, compresi i cani che abbaiano e gli spari.

Hanno anche riprodotto alcuni versi prodotti dai leoni, con un’attenzione particolare: non si trattava di leoni che ringhiano l’uno contro l’altro, in modo aggressivo, ma di versi estratti da una ‘conversazione’ per così dire – in modo che le vocalizzazioni dei leoni possano essere paragonate a quelle umane.

Quasi tutte le 19 specie di mammiferi coinvolte nello studio avevano il doppio delle probabilità di scappare quando sentivano gli esseri umani parlare rispetto a quando ascoltavano i versi dei lenoni o i suoni connessi alle attività di caccia.

In altre parole, l’ascolto delle conversazioni umane rappresenta per gli animali la fonte di paura più grande, suggerendo che la fauna selvatica riconosce gli esseri umani come il vero pericolo.

Per quanto possa essere triste scoprire di spaventare tanto le specie animali, i risultati di questo studio possono avere anche un risvolto positivo.

Si potrebbe sfruttare questa paura per aiutare le specie animali più minacciate: riproducendo conversazioni umane in aree note di bracconaggio in Sud Africa, si potrebbe tenere lontano il rinoceronte bianco meridionale in via di estinzione da morte certa.

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Fonte: Current Biology

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