In due allevamenti polacchi di visoni è stata rilevata la presenza di una variante di Coronavirus molto simile a quella individuata negli esseri umani tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021. Resta ancora da capire come siano avvenuto il contagio di questi mammiferi sfruttati per la produzione di pellicce

@algisb/123rf
Dalla Polonia arriva l’allarme relativo alla scoperta di una nuova variante di SARS-CoV-2 rilevata in due allevamenti di visoni. A metterci in guardia su questa su questa nuova minaccia uno studio, portato avanti dai ricercatori dell’Istituto nazionale di ricerche veterinarie di Puławy e Erasmus University Medical Centre di Rotterdam e pubblicato recentemente sulla rivista medica Eurosurveillance.
La variante rilevata è molto simile a quella di Covid-19 (B.1.1.307) individuata negli esseri umani fra la fine del 2020 e del 2021. Come si legge nella ricerca, ciò suggerisce che potrebbe “provenire da un luogo sconosciuto o da un serbatoio animale non rilevato”.
Da dicembre 2021 tutti gli allevamenti di visoni in Polonia sono stati testati per la presenza di SARS-CoV-2. La normativa del Paese prevede l’abbattimento di tutti gli esemplari in presenza di un tasso di mortalità superiore al 10% o in caso di trasmissione del virus all’uomo.
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Le ipotesi sulle origini della variante
Per quanto riguarda la nuova variante, è stata scoperta tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 in due allevamenti molto vicini fra loro. Fortunatamente nessuno degli operatori è stato contagiato: tutto il personale è stato sottoposto a test ed è risultato negativo. E gli animali analizzati non hanno mostrato alcun sintomo riconducibile all’infezione. Sull’origine della variante gli studiosi non si sono ancora sbilanciati.
È possibile che il virus sia stato introdotto da qualche altro animale e potrebbe essere circolato senza essere rilevato. Alcune delle mutazioni sono stati trovati in precedenza nei visoni, ma non si può escludere il coinvolgimento di altri ospiti intermedi come gatti o altri carnivori selvatici, venuti a contatto con gli animali allevati. Una possibilità è che il virus sia stato introdotto da visoni selvatici che sono stati individuati in molti allevamenti nel corso di ricerche precedenti, anche se questa ipotesi deve essere verificata. Non è escluso che l’infezione dei visoni con il virus sia avvenuta abbastanza di recente.
Per contenere la diffusione della variante di Coronavirus appena e risalire alla sua orgine i ricercatori hanno chiesto alle autorità di rafforzare i controlli negli allevamenti, sottoponendo ai test anche altri animali che possono rappresentare dei vettori di contagio come i gatti, le puzzole e le volpi.
Questo nuovo studio ci ricorda quanto siano pericolosi per la salute pubblica – oltre che crudeli – gli allevamenti di visoni e altri animali selvatici.
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Fonte: Eurosurveillance
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