Sgomberi di massa per far spazio alle miniere di cobalto e rame: il prezzo più alto della transizione energetica lo paga la Repubblica Democratica del Congo

Per cambiare rotta è necessario abbandonare del tutto e subito i combustibili fossili e incentivare fonti di energia alternative. Ma anche questo, ad oggi, ha un prezzo e a pagare quello più alto è la Repubblica Democratica del Congo, che fornisce la maggior parte del rame e del cobalto utilizzati nelle batterie agli ioni di litio

Smartphone e laptop, ma anche auto e biciclette elettriche, sapevate che le loro batterie agli ioni di litio contengono per la maggior parte rame e cobalto? Tutto apparentemente normale, se non fosse che le principali società di elettronica e di veicoli elettrici sono colpevoli di vere e proprie violazioni dei diritti umani, in Paesi come il Congo, nella loro estrazione e nelle loro catene di fornitura.

Già qualche anno fa un’indagine di Amnesty International aveva rivelato, infatti, che le batterie usate nei loro prodotti potrebbero essere collegate al lavoro minorile nella Repubblica Democratica del Congo.

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Mentre, come se non bastasse, nella corsa globale di aziende e governi per assicurarsi i minerali, migliaia di persone hanno perso la casa, le scuole, gli ospedali a causa dell’espansione proprio delle miniere di rame e cobalto, in particolare a Kolwezi.

L’espansione, su scala industriale, delle miniere di cobalto e rame nella Repubblica Democratica del Congo ha di fatto portato al trasferimento forzato di intere comunità e a gravi violazioni dei diritti umani, tra cui aggressioni sessuali, incendi dolosi e percosse.

Il report

In un rapporto congiunto – “Stimolare il cambiamento o continuare come sempre?” – Amnesty e l’organizzazione congolese Iniziativa per il buon governo e i diritti umani descrivono nel dettaglio come la frenetica competizione delle aziende multinazionali per espandere le operazioni minerarie abbia causato lo sgombero forzato di intere comunità dalle proprie abitazioni e terre agricole.

Le attuali espulsioni forzate, causate dall’intento delle aziende di ampliare i propri progetti minerari di rame e cobalto su vasta scala, stanno devastando vite umane e devono essere immediatamente fermate, racconta Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.

congo miniere

©Amnesty International

La crescente domanda per le cosiddette “tecnologie per l’energia pulita” ha creato una corrispondente richiesta di alcuni metalli, tra cui rame e cobalto, che sono essenziali per la produzione della maggior parte delle batterie al litio. Queste vengono utilizzate per alimentare una vasta gamma di dispositivi, tra cui auto elettriche e telefoni cellulari. La Repubblica Democratica del Congo possiede le più grandi riserve di cobalto al mondo e la settima più grande riserva di rame.

La batteria di un veicolo elettrico richiede più di 13 kg di cobalto, mentre una per un telefono cellulare ne richiede circa 7 grammi. Si stima che la domanda di cobalto raggiungerà le 222mila tonnellate entro il 2025, dopo essersi già triplicata rispetto al 2010.

Le persone vengono sgomberate forzatamente, minacciate o intimidite affinché lascino le loro case o ingannate a dare il loro consenso a risarcimenti irrisori. Spesso non esiste alcun meccanismo di reclamo, responsabilità o accesso alla giustizia, dice Donat Kambola, presidente dell’Iniziativa per il buon governo e i diritti umani.

Giusto, insomma, ricorrere alle batterie ricaricabili nel tentativo di una necessaria transizione energetica dai combustibili fossili, ma la giustizia climatica esige una transizione equa. QUI puoi firmare l’appello per chiedere di fermare gli sgomberi di massa e di proteggere i diritti delle comunità nelle regioni ricche di minerali.

Fonte: Amnesty International

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