Referendum nucleare: dopo la Cassazione scoppia il caso degli italiani all’estero

Si vota. Tutto tranquillo? No, soprattutto all'estero dove è tardi per sostituire le schede elettorali e si è già votato. E se non si raggiungesse il quorum anche a causa di tale 'disguido'?

Il referendum sul nucleare si farà, questo è certo. Tra poco più di una settimana andremo alle urne, dove, grazie alla decisione della Cassazione, potremo esprimerci anche sull’atomo. Ma cosa succede invece ai nostri connazionali che vivono all’estero, per i quali le operazioni di voto sono già avvenute?

È caos, soprattutto adesso che il testo contenuto nelle schede elettorali, già inviate all’estero, è stato modificato dalla Cassazione. Non solo. Come spiegano in una nota congiunta i responsabili dei partiti di opposizione, lo scorso 25 maggio “i consolati italiani all’estero hanno concluso le spedizioni delle schede elettorali con il vecchio quesito e i nostri connazionali stanno già votando su quello“.

Il quesito originario era molto lungo e chiedeva l’abrogazione di parti intere o parziali della legge per lo sviluppo economico dell’agosto 2008 nella parte che prevedeva un piano nazionale per la costruzione di nuove centrali nucleari. Questo il vecchio quesito:

Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme

«Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare?».

Il nuovo quesito riformulato dalla Cassazione è molto più breve e chiaro: si chiede, in pratica, di cancellare il comma 1 e il comma 8 dell’articolo 5 del decreto Omnibus. Il Titolo recita così:

Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare

Cosa succederebbe se si ristampassero le schede con i quesiti aggiornati? Semplice. Saremmo già fuori tempo massimo: “Se le schede andranno invece ristampate con il nuovo quesito non ci sono più i tempi tecnici” continuano. Ergo, si metterebbe seriamene a rischio il raggiungimento del quorum.

Per questa ragione l’opposizione ha rivolto un appello al governo: “Chiediamo che il governo, dopo aver tentato inutilmente di impedire il pronunciamento di tutti gli italiani sul nucleare, ora faccia di tutto per tutelare l’uguaglianza dei cittadini e garantire il voto degli cittadini all’estero al referendum del 12 e 13 giugno prossimi“.

Intanto, qualche giorno fa il Ministero degli Esteri aveva diffuso le modalità con cui gli italiani fuori dai confini potranno esprimere le proprie preferenze riguardo al referendum. Dal canto suo, la Farnesina attende disposizioni da parte del Ministero dell’Interno. Si legge sul sito: “Il Ministero degli Esteri ha immediatamente informato la propria rete diplomatico-consolare della pronuncia della massima Corte ed attende direttive del Ministero dell’Interno, in attesa delle quali il procedimento rimane invariato. Pertanto l’elettore che non abbia ancora votato, qualora interessato, può esprimere il proprio voto anche sul quesito nucleare. Secondo le previsioni della legge 459/2001 sul voto all’estero che prevede che i plichi elettorali siano inviati entro il 18° giorno antecedente la date delle votazioni, i connazionali all’estero hanno già ricevuto le schede referendarie inclusa quella ‘originaria’ del decreto sul nucleare“.

Il Comitato Vota sì per per fermare il nucleare parla di presunte irregolarità nell’organizzazione del voto all’estero: “Ci arrivano centinaia di segnalazioni di problemi, ostacoli e presunte irregolarità sul voto all’estero – spiegano. – Per di più, dopo la sentenza della Cassazione, gli italiani che devono ancora spedire le schede (hanno tempo fino al 2 giugno) navigano nell’incertezza e non sanno se la scheda grigia che hanno ricevuto va votata perché sarà comunque ritenuta valida oppure no”. A tal fine richiede l’intervento del ministero dell’Interno affinché il voto possa essere regolare e non si metta a rischio il raggiungimento del quorum: “Purtroppo dal ministero, a questo proposito, non arriva nessun chiarimento. Non capiamo perché nonostante le nostre ripetute sollecitazioni il Viminale non abbia ritenuto di fare ufficialmente chiarezza sulla questione delle schede votate all’estero. Dobbiamo pensar male?”.

Vi lasciamo con questo interrogativo.

Francesca Mancuso

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