Nucleare: negli Stati Uniti si teme per le due centrali allagate dal Missouri

Altri risvolti sul potenziale disastro nucleare di Fort Calhoun, negli States. Ma secondo i funzionari governativi è tutto sotto controllo

Mentre l’Europa si interroga oggi sulla sicurezza nucleare con la Conferenza ENSREG anche gli Stati Uniti devono fare i conti con i rischi dell’energia atomica connessi alle proprie centrali. L’inondazione causata dalla , circa due settimane fa ha coinvolto, come abbiamo visto, la centrale nucleare di Fort Calhoun in Nebraska e quella di Cooper creando apprensione nonostante la notizia dell’incidente, classificato a livello 4, probabilmente per volede dell’amministrazione Obama, sia giunta piuttosto tardi.

Le centrali nucleari a stelle e strisce sono ormai obsolete e molte di queste hanno registrato perdite radioattive, ma il Governo continua a sostenere che non ci sarebbe stata negligenza da parte degli Usa. Secondo David Lochbaum, un critico della sorveglianza della sicurezza nucleare a capo del Nuclear Safety Project, i lavori di prevenzioni contro le inondazioni a Fort Calhoun erano stati portati avanti già a partire dallo scorso anno, grazie ad alcune azioni intraprese dalle autorità di regolamentazione nucleare.

I funzionari degli impianti hanno inoltre assicurato che il materiale nucleare è al sicuro, anche se i critici rimangono comunque nel loro scetticismo.

Intanto, domenica scorsa la Nuclear Regulatory Commission ha istituito un centro di risposta per monitorare la situazione a Fort Calhoun, che è stata letteralmente sommersa dalle acque, Fonti del governo americano hanno riferito che l’impianto erra stato progettato per resistere a piene fino a 1.014 metri, e non ci si si aspettava il superamento di 1.008 metri.

Spiega Lochbaum: “Possiamo sicuramente dire che l’impianto è meglio preparato ad un’inondazione di quanto lo fosse prima. La preoccupazione più grande ora sarebbe quella della diga a monte“. Già la diga, considerata forse l’ultima spiaggia, visto che rischia di non riuscire a contenere l’enorme flusso di acqua esondata.

Anche alla centrale di Cooper qualcosa era stato preparato. Nel corso dell’ultimo mese, i lavoratori avevano rafforzato le barricate con sacchi di sabbia per scongiurare il rischio. L’impianto si trova a 903 metri sul livello medio del mare, quindi qui le acque non dovrebbe superare tale livello,

Ma Paul Gunter, direttore del progetto di Vigilanza ha accolto con poco entusiasmo le rassicurazioni, dicendo che una situazione simile si era verificata a Cooper nel corso di una grave inondazione nel 1993. Ma una successiva indagine da parte della Nuclear Regulatory Commission, pubblicato nel marzo dell’anno successivo, ha portato alla luce il fatti che l’acqua fosse penetrata in alcune parti della struttura. “Mentre la NRC mi diceva che era tutto sotto controllo, gli scarichi il livello dell’acqua stava salendo su circuiti relativi alla sicurezza elettrica per i sistemi di raffreddamento del reattore” ha detto Gunter.

A questo si aggiungono poi i rischi legati agli incendi boschivi nei pressi Los Alamos National Laboratory in New Mexico, una struttura di ricerche sede, tra le altre di diverse tonnellate di plutonio e numerosi altri materiali pericolosi e volatili. Il Laboratorio è stato attualmente chiuso a causa dei “richi presentati dall’incendio che si espande a macchia d’olio e fatta evacuare la città di Los Alamos.

Insomma, anche negli Stati Uniti la fiducia indiscussa nell’atomo comincia seriamente a vacillare e aumenta la paura. Lo spettro di Fukushima si ingrandisce sempre di più…

Francesca Mancuso

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