Nucleare in Italia: il testa a testa tra Stato e Regioni

ci siamo posti il problema dell'accettazione sociale dei nuovi siti. La domanda era: Siamo proprio sicuri che, dopo il referendum del 1987, la popolazione accetterà di buon grado la presenza di una centrale nelle vicinanze della sua città?

Il 7 settembre 2009 abbiamo pubblicato un approfondimento sul “Nucleare in Italia”. Tra i diversi aspetti presi in esame come l’impatto ambientale, la spesa pubblica e la questione scorie, ci siamo posti il problema dell’accettazione sociale dei nuovi siti. La domanda era: “Siamo proprio sicuri che, dopo il referendum del 1987, la popolazione accetterà di buon grado la presenza di una centrale nelle vicinanze della sua città?”. La risposta è arrivata i questi giorni. Calabria, Toscana, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Lazio, Basilicata, Umbria, Marche e Puglia hanno detto no al piano energetico atomico impugnando di fronte alla Corte Costituzionale la Legge 99/2009 che consentirebbe al Governo di scavalcare le Regioni rilanciando il nucleare.

Una presa di coscienza che rassicura le associazioni ambientaliste come Greenpeace, Legambiente e Wwf le quali, con una lettera dell’11 settembre scorso inviata a governatori e assessori competenti, avevano chiesto espressamente di impugnare la Legge 99/2009.

La Legge suddetta è in contrasto con il Titolo V della Costituzione italiana, dicono gli ambientalisti, poiché mette fuori gioco le Regioni delegando al Governo le seguenti materie:

  • localizzazione degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica
  • localizzazione degli impianti per la messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi
  • smantellamento degli impianti nucleari

Al bando i poteri concorrenti delle Regioni in materia di governo del territorio e di leale collaborazione” Governo – Regioni” e libero arbitrio del potere centrale. La localizzazione, quindi, sarebbe unicamente governativa e, in un secondo momento, Regioni ed enti locali verrebbero convocati in Conferenza Unificata per la costruzione e l’esercizio degli impianti. Una sorta di “io scelgo dove mettere la centrale e poi insieme vediamo come farla funzionare”.

Il primo no è arrivato dalla Regione Calabria con la scelta anti-nucleare del Presidente Agazio Loiero e a seguire Toscana, Liguria e Piemonte.

L’Emilia Romagna di Vasco Errani ha voluto rimarcare il ruolo della regione in una scelta energetica di questa portata “Non è possibile – ha sottolineato il presidente – che l’eventuale contrarietà di una Regione ad accogliere un impianto possa essere considerata alla stregua di un semplice parere non vincolante. Per questo abbiamo deciso il ricorso alla Corte”.

E a sostegno dell’impugnazione gli ambientalisti hanno citato quattro sentenze della Corte Costituzionale (Sentenze n. 242, 285 e 383 del 2005 e n. 247 del 2006) dove viene ribadita l’ineludibilità delle intese tra Governo e Regioni quale pieno riconoscimento della funzione amministrativa di quest’ultime su materie ove queste esercitano il loro potere legislativo concorrente. Da cui il no alle centrali senza il consenso delle regioni.

Per appianare i toni il sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all’Energia Stefano Saglia, a margine dell’Energy Summit 2009 del Sole 24 Ore, ha affermato «Intendiamo dialogare con le Regioni, non faremo mai una centrale senza il parere delle Regioni» e riferendosi al ricorso delle prime dieci ha commentato “Creare questa conflittualità non ha senso.”

Il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola parla di una proficua intesa Italia – Usa per il ritorno al nucleare nel Belpaese ovvero coinvolgere le aziende americane nella costruzione di nuove centrali. Non solo, proprio oggi il ministro Scajola firmerà a Washington con il segretario di Stato per l’Energia Steven Chu un accordo di ricerca e sviluppo nel settore dell’energia nucleare.

“Sono intese di grande rilievo, che aprono la strada a nuove partnership fra imprese italiane e statunitensi” ha dichiarato Scajola “I primi segnali sono confortanti. Già in questi giorni si sta ulteriormente rafforzando la cooperazione tra aziende statunitensi e imprese italiane, anche sulla scia della consolidata partnership tecnologica tra Westinghouse e Ansaldo Nucleare”. (Reuters)

E le Regioni mancanti?

La Sardegna di Ugo Cappellacci ha firmato un accordo con il Partito Sardo d’Azione per denuclearizzare la regione. La Lombardia non aderisce e non si astiene, semplicemente non si espone. Il Veneto mette a disposizione Porto Tolle con la sua già nota centrale a carbone, fra le più inquinanti d’Italia, mentre il Friuli prende in considerazione l’eventualità dell’atomo in regione.

Sembra che il Titolo V stia creando qualche ostacolo al piano energetico nazionale e Confindustria, pro nucleare, suggerisce una bella modifica. Il Vicepresidente per l’Energia Antonio Costato sollecita una presa di posizione decisa da parte dello Stato ” Lo Stato deve usare la sua forza nell’ interesse dei cittadini e per farlo Confindustria sostiene la necessità di modificare il Titolo V della Costituzione”.

Domani, 30 settembre 2009, sarà  l’ultimo giorno utile per impugnare la Legge 99/2009 di fronte alla Corte Costituzionale da parte di Regioni ed Enti Locali. Forti le aspettative degli ambientalisti che sperano in una presa di posizione collettiva entro le prossime ventiquattrore.

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