Neve rossa, perché questo fenomeno così particolare dovrebbe farci in realtà preoccupare

Più che affascinante il fenomeno della neve rossa è allarmante, non tanto per il colore delle manto nevoso, ma per ciò che lo provoca. La contaminazione della neve è frequente in estate nelle regioni alpine e polari e anche in Italia la questione non è nuova

Si chiama “neve rossa”, “neve di sangue”, ma anche “neve anguria” dall’inglese watermelon snow ed è un fenomeno che si verifica frequentemente in estate nelle aree alpine e nelle regioni polari di tutto il mondo. Sebbene le sfumature che la neve assume possano sembrare incantevoli, la presenza di questa colorazione non è un buon segno.

La pigmentazione rosea-rossastra del manto nevoso è dovuta alle Chlamydomonas nivalis, alghe fotosintiche unicellulari che però sono di colore verde. Per via dei raggi UV il colore di queste alghe vira, passando così dal verde a un arancione-rosso, ma non solo.

Crescendo in un ambiente non proprio favorevole, le alghe Chlamydomonas nivalis, dormienti nei mesi estivi, producono un pigmento appartenente ai carotenoidi per proteggersi dall’azione del Sole. Sono infatti le loro spore a colorare la neve di rosso, impedendo però a questa di riflettere i raggi solari.

Così facendo queste alghe velocizzano il tasso di scioglimento dei ghiacci, contribuendo inevitabilmente al riscaldamento globale. Ecco perché la presenza della neve rossa è allarmante. Il fenomeno si è verificato nel nostro Paese già nel 2020 nei pressi del ghiacciaio Presena, ma anche sul Passo del Gavia, ma non si tratta certo di una novità.

La neve rossa o anguria era già nota nell’antichità addirittura ai tempi del filosofo Aristotele, ma è stata osservata approfonditamente a partire dal XIX secolo.

Uno studio pubblicato nel 2016 sulla prestigiosa rivista scientifica Nature aveva dimostrato che le alghe della neve rossa contribuivano a ridurre l’albedo ossia la capacità del ghiaccio di riflettere la luce fino al 20% nelle regioni dell’Artico.

Un dato impressionante che fino a tale anno era stato difficile stimare. Per questo motivo gli esperti concordano sul fatto che si debba tenere conto del ruolo cruciale che le alghe Chlamydomonas nivalis hanno nella formulazione dei modelli climatici e nello scioglimento dei ghiacciai.

Fonte: Nature

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