Nave carica d’amianto rimasta per quasi 10 anni nel porto di Taranto, indagati 8 ufficiali della Marina Militare

Per circa 10 anni nel porto di Taranto è rimasta abbandonata una nave ammiraglia della Marina Militare, contenente centinaia di chili di amianto. Per quella grave vicenda adesso sono finiti sotto indagini 8 ufficiali

Per quasi un dennio nel porto di Taranto è rimasta ormeggiata la nave ammiraglia Vittorio Veneto carica di… amianto. Una vera e propria bomba ecologica pronta ad esplodere, come se le conseguenze deleterie per l’ambiente e per la salute dei cittadini, legate all’ex Ilva, non fossero già abbastanza.

L’incrociatore lanciamissili della Marina Militare è stato radiato nel 2007 e almeno dal 2013 è rimasto ormeggiata al porto di Taranto. E in quel lasso di tempo non solo non è stata bonificata; a quanto pare non sono mai mai attuate neanche le misure necessarie a ridurre l’esposizione delle fibre di asbesto all’esterno e nel mare. Soltanto nel 2021 è stata portata in Tuchia per la demolizione. Questa storia, gravissima ma sconosciuta ancora a tanti, è finita nuovamente sotto i riflettori proprio in questi giorni; infatti, a seguito di due esposti – presentati dall’Osservatorio Nazionale Amianto e da un volontario dell’associazione –  è scattata l’indagine per 8 alti ufficiali della Marina Militare, accusati di disastro ambientale.

Il gip si è espresso definendo la situazione attuale “un rischio per l’incolumità pubblica”. Fino al 2021, infatti, l’incrociatore è stato sempre ormeggiato al molo 25 della banchina Torpediniere, nel Mar Piccolo di Taranto. In primo luogo, scrive il gip, “anche la posizione dell’imbarcazione accresceva il rischio di contaminazione: la vicinanza al centro cittadino, l’esposizione alle intemperie, l’azione corrosiva dell’acqua marina, l’accertato stato di apertura dei portelli di ventilazione e la massiccia presenza di amianto (sia all’interno che all’esterno dell’imbarcazione), erano indici sintomatici della concreta situazione di pericolo perfezionatasi ai danni della popolazione tarantina”- che aggiunge “anche se ad oggi non è stato comprovato alcun evento dannoso, la concreta situazione di pericolo per la pubblica incolumità, a causa della presunta condotta omissiva di completo abbandono della nave”, appare integrare l’ipotesi di reato di disastro ambientale.

Una grande minaccia per Taranto e i suoi abitanti

Da un sopralluogo effettuato sulla nave ammiraglia nel 2016 era stato stimato che all’interno vi erano almeno 1200 chili di amianto. Un materiale altamente pericoloso, dei cui rischi era a conoscenza la stessa Marina Militare.

La situazione si è fatta più critica nel 2018, quando l’imbarcazione è stata saccheggiata, facendo aumentare la dispersione delle fibre che possono viaggiare anche a centinaia di metri di distanza. Eppure, nonostante gli appelli, nulla è stato fatto in tutti quegli anni per contenere gli eventuali danni.

Adesso, però, le cose potrebbero finalmente cambiare, visto che sono indagati tre Capitani di Vascello, un Ammiraglio di Divisione, tre Capitani di Fregata, e un Ammiraglio di Squadra.

Abbiamo la massima fiducia nella magistratura. Siamo riusciti a dimostrare il rischio sussistente per tutti coloro che hanno svolto servizio sulla Vittorio Veneto e sulle altre navi della Marina Militare Italiana. L’ammiraglia, che con il suo carico di morte è stata una bara per i militari, ne sono deceduti a migliaia, finalmente è stata demolita – commenta Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto – per quanto ci riguarda andremo avanti nella tutela preventiva e risarcitoria. Purtroppo ci sono sempre altre diagnosi di malattie asbesto correlate. L’associazione si costituirà parte civile nel caso in cui ci fosse il rinvio a giudizio.

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Fonte: Osservatorio Nazionale Amianto 

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