Vulcano Ubinas, il Perù dichiara lo stato di emergenza dopo 17 esplosioni e 170 terremoti in due giorni

Il provvedimento interessa sette distretti vicini al cratere, situati nella regione di Moquegua, nel sud del Paese, dove dal 2019 non si registravano episodi di rischio

Da almeno tre giorni, una pioggia di cenere sta mettendo in pericolo almeno 2mila persone nel sud del Perù, nella regione di Moquegua. Qui, Ubinas, il vulcano più attivo tra le 400 strutture vulcaniche del Paese andino, è tornato ad essere attivo, suscitando preoccupazioni tra le autorità e la popolazione delle città vicine, tanto che il Governo ha dichiarato lo stato di emergenza.

Dalla sua mastodontica altezza di 5.600 metri, negli ultimi due giorni si sono verificate 17 esplosioni, formando una colonna di cenere alta fino a cinque chilometri e dispersa in un raggio di 10 chilometri, tanto che ci sono centinaia di persone colpite da difficoltà respiratorie a causa della cenere e della polvere che hanno ricoperto le loro case e dell’odore di combustibile bruciato.

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L’ultima volta che Ubinas ha mostrato attività vulcanica è stato nel luglio 2019. Allora le eruzioni durarono tre mesi, raggiungendo gli otto chilometri sopra il cratere e disperdendosi in un raggio di 250 chilometri.

Nei giorni scorsi il gabinetto del Governo ha così approvato la dichiarazione dello stato di emergenza in sette distretti della provincia del General Sánchez Cerro a Moquegua per 60 giorni.

È stato accertato che la popolazione, le aree coltivate, tra le altre, sono esposte ad un rischio molto elevato a causa del processo eruttivo del vulcano Ubinas, con la condizione di pericolo imminente riconosciuta, si legge in una nota.

Una delle sfide nell’affrontare le esplosioni del vulcano Ubinas è dove accogliere i cittadini evacuati. Il rifugio Sirahuaya, situato a 12 chilometri dal cratere, non è operativo dalla sua istituzione nel 2019. Le autorità locali stanno lavorando senza sosta per renderlo operativo.

Sebbene l’Istituto geologico, minerario e metallurgico (Ingemmet) abbia riferito che mercoledì le continue emissioni di cenere hanno raggiunto un’altezza massima di 1.000 metri sopra il cratere, la minaccia è ancora presente in quanto l’IGP ha rilevato 173 terremoti associati a fratture rocciose che si verificano all’interno del vulcano.

D’altra parte, vari vulcanologi hanno avvertito che la cenere vulcanica, essendo altamente tossica, potrà avere un grave impatto sull’agricoltura, sul bestiame e, naturalmente, sull’ambiente.

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Fonti: Instituto Geofísico del Perú / El Comercio

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