Istituita la Rete nazionale dei boschi vetusti, Italia prima in Europa

Il Masaf, ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, ha annunciato la nascita della Rete nazionale dei boschi vetusti, uno strumento per tutelare le foreste vetuste sul suolo italiano e che pone l'Italia al primo posto in Europa per la creazione di questo sistema

È nata la Rete nazionale dei boschi vetusti, uno strumento per monitorare, proteggere e valorizzare la biodiversità del nostro Paese partendo, naturalmente, dallo storico ecosistema forestale. La Rete, con cui l’Italia è capolista in Europa, porta la firma del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida.

I boschi vetusti costituiscono importantissimi scrigni di biodiversità e sono di fondamentale importanza per lo studio delle dinamiche naturali che caratterizzano i boschi e quindi per lo studio della sostenibilità della gestione forestale, che deve rappresentare un elemento trainante per la valorizzazione delle aree interne della Nazione” ha commentato il ministro Lollobrigida.

Ma che cos’è esattamente un bosco vetusto? Varie definizioni sono state proposte nel corso degli anni. Oggi si fa riferimento alla spiegazione proposta durante la Conferenza organizzata dalla FAO nel 2001 secondo cui:

una foresta vetusta è un bosco primario o secondario che abbia raggiunto un’età nella quale specie e attributi strutturali normalmente associati con foreste primarie senescenti dello stesso tipo, si siano sufficientemente accumulati così da renderlo distinto come ecosistema rispetto a boschi più giovani”

In Italia di boschi vetusti ve ne sono 166, per una superficie complessiva di oltre 4.000 ettari, ma, come il Masaf chiarisce, “devono essere estesi almeno 10 ettari, non utilizzati dall’uomo da oltre 60 anni e presentare tutti gli stadi di evoluzione naturale degli alberi”.

Sull’esempio del modello per la tutela degli straordinari alberi monumentali del nostro Paese, la Direzione generale delle foreste del Masaf osserverà e aggiornerà tutti i boschi vetusti riconosciuti dalle singole Regioni italiane. Il primo d’Italia è l’Abetina di Rosello, valutato come “Bosco Vetusto numero zero della Rete Nazionale dei Boschi Vetusti”.

Oltre a essere georeferenziati sul sito del Masaf, i boschi vetusti andranno a formare la futura Carta forestale d’Italia, su cui stanno lavorando già la Direzione foreste del ministero, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) e l’Università di Firenze.

Nella Rete nazionale dei boschi vetusti sarà presente anche una sezione speciale dove saranno inserite anche le foreste che l’UNESCO ha riconosciuto come «antiche faggete primordiali dei Carpazi e in altre regioni d’Europa» per un’ulteriore superficie complessiva di 2.150 ettari.

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Fonte: Masaf – Gazzetta ufficiale

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