Senza api e altri insetti impollinatori 1/3 delle piante da fiore non produrrebbe semi, un’apocalisse della fertilità

Il ruolo degli insetti impollinatori è ora più che mai fondamentale per la difesa della biodiversità e delle piante selvatiche

Il ruolo degli insetti impollinatori è ora più che mai fondamentale per la difesa della biodiversità: senza la loro presenza le piante selvatiche vedrebbero la loro fertilità ridursi fino all’80%

Uno studio internazionale guidato dai ricercatori della Stellenbosch University lancia l’allarme: l’estinzione degli insetti impollinatori potrebbe compromettere gravemente gli ecosistemi naturali e accelerare la perdita della biodiversità. La metà di tutte le piante da fiore presenti al mondo (circa 175.000 specie) dipende infatti esclusivamente dagli animali impollinatori per la riproduzione e, quindi, per la sopravvivenza: senza l’azione di questi animali, la morte di queste piante non è difficile da immaginare.

Si tratta del primo studio che ha come obiettivo quello di fornire una stima globale dell’importanza degli impollinatori per le piante negli ecosistemi naturali: finora, infatti, non si era compreso appieno il ruolo degli animali impollinatori all’interno degli ecosistemi e la loro importanza vitale per la difesa della biodiversità. Esistono in natura piante dette autofertili, ovvero in grado di autofecondarsi e produrre alcuni semi anche senza l’ausilio degli impollinatori, ma anche per queste specie il contributo degli animali è fondamentale.

Dopo aver raccolto in un unico database i risultati di ricerche ed esperimenti precedenti sul ruolo dell’impollinazione animale, che hanno analizzato centinaia di popolazioni di piante provenienti da tutti i continenti, lo studio ha misurato la produzione di semi in assenza di impollinatori e quella fatta grazie agli impollinatori: senza impollinatori, un terzo delle specie di piante da fiore non produrrebbe semi e la metà subirebbe una riduzione della fertilità dell’80% o più. Quindi, l’autofecondazione è una pratica diffusa, ma non può certamente compensare la mancanza degli animali impollinatori.

(Leggi anche: Apocalisse delle api: il 9% degli insetti impollinatori rischia l’estinzione, secondo il report ISPRA)

A causa dell’assenza degli animali impollinatori, alcune specie di piante selvatiche si sono addirittura estinte, e ciò ha provocato un depauperamento degli ecosistemi: meno impollinatori in azione significa meno piante, e ciò può voler dire scarsezza di cibo per molte specie animali e anche per l’uomo. Inoltre, le piante che non dipendono dall’azione diretta degli impollinatori per proliferare – come per esempio le piante infestanti e le erbacce – potrebbero diffondersi con più facilità, prendendo il posto delle piante estinte. È insomma un serpente che si morde la coda: meno sono gli insetti impollinatori, meno le piante produrranno pollini e nettare, e ciò diminuirà ulteriormente il numero degli impollinatori.

Ma non tutto è ancora perduto, per fortuna: la longevità delle piante selvatiche e la conservazione dei semi all’interno delle banche dei semi permetterebbe l’azionamento di un circolo virtuoso per cui, alla proliferazione di piante con nettare e pollini, potrebbe fare seguito un ritorno degli animali impollinatori non ancora estinti.

Contributo degli insetti impollinatori alla fioritura di piante e fiori selvatici nelle varie aree del mondo (@ Science Magazine)

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Fonte: Science Magazine

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