La lotta all’inquinamento da PFAS (ri)parte dai ragazzi delle scuole del Veneto

7mila gli studenti veneti incontrati, 32 le scuole e 4 le Province attraversate: se si vuole dare un senso a qualcosa di gigantesco che un senso reale probabilmente non ce l’ha, è dai giovani che bisogna ripartire. Viaggio attraverso le attività didattiche che nelle scuole del Veneto non spengono in alcun modo i riflettori sull’inquinamento ambientale da PFAS

Solo attraverso la creazione di una coscienza critica delle persone, in particolare dei giovani, si può contribuire alla costruzione di una nuova società civile più attiva capace di incoraggiare quei cambiamenti coerenti con uno sviluppo umano sostenibile.

È partendo da questo assunto che ogni anno, ogni singolo anno, il Gruppo educativo Zero PFAS del Veneto – costola del grande Movimento No PFAS – va a parlare ai giovani, entrando letteralmente nelle scuole, per offrire un vero e proprio percorso pedagogico sul più grande inquinamento da PFAS d’Europa.

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Il progetto nel suo insieme racconta il disastro ambientale provocato dalla contaminazione delle falde acquifere superficiali e profonde del territorio, la minaccia sulla salute dei cittadini, principalmente delle nuove generazioni, le responsabilità collettive e individuali, le legittime richieste delle popolazioni inquinate, le proposte per la soluzione del problema di cui devono essere parte attiva anche gli studenti.

Quello appena cominciato è il sesto anno scolastico consecutivo tra i banchi con il percorso educativo “One health. Pfas inquinanti per sempre”, per fare in modo – ancora una volta – che le giovani generazioni prendano coscienza dai passi necessari da fare per invertire la rotta.

Gli PFAS in Veneto

Ne abbiamo parlato spesso e mai smetteremo di farlo. Perché il disastro provocato dalle sostanze perfluoro-alchiliche ha reso imbevibile l’acqua delle falde nelle tre province di Vicenza, Verona e Padova, e, come era ovvio, ha creato danni enormi di salute interferendo col sistema endocrino soprattutto di bambini e donne in gravidanza, e ha provocato numerosi casi di infertilità e di tumori.

Le persone avvelenate da Pfas nella zona rossa del Veneto sono ormai decine di migliaia e oltre l’80% dei bambini veneti ha quantità di PFAS nel sangue superiori a quelle rilevate nelle popolazioni esposte a contaminazione di fondo.

In Veneto la situazione di inquinamento da Pfas è infatti una tra le più gravi al mondo: oltre all’acqua, anche molti alimenti risultano contaminati e l’emergenza dura ormai da diversi anni. La Regione, infatti, venne a conoscenza del fenomeno di inquinamento da PFAS nel maggio del 2013, quando il Ministero dell’Ambiente comunicò l’esito di uno studio commissionato al CNR- IRSA in cui si evidenziava la presenza di PFAS in concentrazioni “preoccupanti” nelle acque potabili di alcuni comuni veneti.

La Regione denunciò allora il disastro ambientale e l’ARPAV individuò la Miteni come la principale ma non esclusiva fonte di emissione. Queste sostanze, infatti, sono utilizzate anche da altre aziende, anche se nell’insieme Miteni è assolutamente preponderante, pur con le forti riduzioni allo scarico che ci sono state negli ultimi tempi.

Il lavoro nelle scuole

Ma le cose non stanno messe bene e così, sin dal 2018 e gratuitamente, gli esperti della salute e del territorio, i professionisti del mondo della scuola e gli attivisti del gruppo educativo ZERO PFAS hanno deciso di fare la loro parte e di far fronte al silenzio delle istituzioni e alle minimizzazioni del fenomeno PFAS..

Parliamo di salute e di PFAS per collegare le due questioni all’epoca in cui viviamo – ci racconta Donata Albiero, coordinatrice del gruppo educativo Zero PFAS del Veneto – caratterizzata da cambiamenti di proporzioni enormi e senza precedenti. Ci confrontiamo con i ragazzi su grandi questioni ambientali ed esistenziali che riguardano tutti: l’aggressione alla salute, la violenza contro la natura, il cambiamento climatico, la violazione dei diritti umani, tra cui quello del diritto all’acqua non inquinata, ai cibi non contaminati, alla platea di inquinati Pfas coinvolgente almeno350mila persone nel Veneto occidentale.

Si riparte dalle scuole, quindi, da quelle giovani menti nelle quali è necessario accendere la miccia dell’autocoscienza e della consapevolezza, perché gli errori che abbiamo fatto oggi non si ripetano più.

https://www.facebook.com/pfasland/posts/pfbid029bvf1GhPQ1SULHjAjwaU79ft7MZ8VpKoto3sjUjSJG8q1uQuRyEBnodv3Aam3NHrl

Interloquiamo, infatti, con una generazione tradita che scopre un modo diverso di confrontarsi con la realtà. Costruiamo con i ragazzi nuovi percorsi esistenziali in cui la linfa della ribellione emerge dal sopravvenire della conoscenza e della consapevolezza.

Puntiamo al cambio di paradigma culturale, dare un senso compiuto alla società in cui viviamo creando una connessione tra noi, gli altri e l’ambiente di cui tutti facciamo parte, dare in altre parole un senso ecologico alla nostra esistenza, “one health” appunto.

“ONE HEALTH- SALUTE E PRATICHE DI CITTADINANZA ATTIVA NELLA TERRA DEI PFAS” è il sesto progetto educativo rivolto alle scuole secondarie di primo e secondo grado del Veneto tuttora in corso. Il primo fu “Salvaguardare la salute minacciata dalla contaminazione Pfas nelle falde e nelle acque superficiali del Sud Ovest Veneto”.

Un cammino lungo e articolato, non facile, ma necessario. Soltanto con la scuola, sviluppando nei giovani una maggiore consapevolezza degli eventi che coinvolgono la comunità in cui vivono e facendo di loro dei cittadini attivi, è possibile cambiare in qualche modo le cose.

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