Goldman Prize 2021: chi è la coraggiosa attivista che ha contribuito a cancellare 13 centrali a carbone in Giappone

Chi è Kimiko Hirata, la prima donna giapponese a ricevere il prestigioso Goldman Environmental Prize per la sua lotta contro il carbone

Oggi sono stati premiati i 6 vincitori del 32° Goldman Environmental Prize, assegnato a sei “eroi” – uno per ogni continente – che si sono impegnati a difesa dell’ambiente. Quest’anno a trionfare sono state le donne (ben 5 su 6). Tra queste c’è Kimiko Hirata, prima donna giapponese a ricevere il prestigioso premio. La sua è una storia di amore per il Pianeta e grande coraggio e determinazione, virtù grazie alle quali è riuscita ad impedire l’apertura di 13 centrali a carbone in Giappone, che avrebbero rilasciato più di 1,6 miliardi di tonnellate di CO2.

A seguito del disastro nucleare di Fukushima Daiichi del 2011, il Giappone ha decise di chiudere le restanti centrali nucleari, lasciando così un vuoto nel settore energetico. Successivamente, le autorità giapponesi hanno avviato dei progetti di costruzione di 50 nuove centrali a carbone. Bisogna ricordare che il Paese asiatico è il quinto produttore mondiale di carbone, che rappresenta una delle forme di energia più inquinanti in assoluto.

Un’impresa titanica che ha richiesto grande determinazione

Consapevole dei pericoli per l’ambiente derivanti dalla costruzione di nuove centrali, Kimiko Hirata, fondatrice della Kiko Network (Ong impegnata nella lotta alla crisi climatica) ha lanciato una campagna nazionale contro il carbone.

Per riuscire nell’impresa, il suo team ha sviluppato un sito web sul tracciamento del carbone e ha dato vita ad una rete di cittadini attivi, collaborando con esperti del mondo accademico e media per aumentare la consapevolezza sui pericoli provocati dal carbone.

In collaborazione con Greenpeace, Hirata ha pubblicato un rapporto in cui si affermava che le centrali a carbone proposte avrebbero causato oltre 1000 morti premature ogni anno in Giappone. La sua instancabilità e determinazione ha messo sotto pressione i maggiori finanziatori del carbone: le banche commerciali. Hirata ha quindi lanciato una risoluzione unica nel suo genere in Giappone contro l’holding bancaria Mizuho Financial Group, ottenendo il sostegno di oltre un terzo dei suoi azionisti per incoraggiare il gruppo ad abbandonare il carbone. Ed è riuscita nella sua missione. Infatti, dieci importanti gruppi hanno deciso di non finanziare più il carbone.

Di conseguenza, le autorità giapponesi sono state costrette a cancellare 13 delle 40 centrali a carbone pianificate, ovvero il quasi il 40% dei progetti previsti, risparmiando circa 1,6 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2 nell’atmosfera. Un’impresa a dir poco titanica per una Ong che opera in un Paese in cui tali organizzazioni non vengono prese seriamente in considerazione da parte del Governo.

Fonte: Goldman Environmental Prize

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