Il Giappone dà il via libera al riavvio del reattore nucleare danneggiato dallo tsunami

L’11 marzo 2011 un violento terremoto di magnitudo 8.9 si è abbattuto sul Giappone, provocando anche uno dei disatri nucleari più gravi della storia. Da allora la centrale è ferma, ma nei giorni scorsi ha ottenuto l’approvazione finale per il riavvio. Una notizia gravissima che purtroppo è  passata sotto silenzio.

Il reattore nucleare nel nord-est del Giappone danneggiato dallo tsunami e dal terremoto del 2011 ha rimosso l’ultimo ostacolo per riprendere le operazioni dopo aver ottenuto il via libera mercoledì da parte delle autorità locali.

L’unità numero 2 dello stabilimento della Tepco, la Tohoku Electric Power Co., nella prefettura di Miyagi è il primo dei reattori danneggiati dal disastro a ottenere il via libera per il riavvio.

Il governatore Yoshihiro Murai di Miyagi e i sindaci di Onagawa e Ishinomaki, i due comuni che ospitano la struttura, hanno dato il loro consenso durante una riunione che si è svolta nei giorni scorsi. Il governo centrale ha spinto per riattivare il reattore per garantire un’alimentazione stabile. Il ministro del commercio Hiroshi Kajiyama ha chiesto il consenso di Murai a marzo. Mira inoltre a portare le emissioni di gas serra allo zero netto entro il 2050.

“C’è un’eccellente e stabile fornitura di elettricità da una centrale nucleare ed essa può anche contribuire all’economia locale”, ha detto Murai.

Un funzionario di Tohoku Electric ha detto a Kyodo News che l’utility “continuerà a fare del suo meglio per garantire la sicurezza” nelle operazioni dell’impianto.

La Tohoku Electric ha già fatto sapere che intende riavviare il reattore n. 2 al più presto ma comunque non prima del 2022 dopo il completamento dei lavori sulle misure di sicurezza e di prevenzione dei disastri, tra cui la costruzione di una diga lunga 800 metri presso l’impianto.

Peccato però che la centrale di Onagawa sia la più vicina all’epicentro del terremoto del 2011. A Tokyo, il segretario di gabinetto capo Katsunobu Kato ha dichiarato in una conferenza stampa che ottenere il consenso locale segna un passo “importante”.

Perché riavviare un reattore danneggiato da un terremoto in un’area sismica?

Una domanda che è lecito porsi e che ha una risposta ovvia. A oliare i meccanismi sono stati gli interessi economici legati alla produzione di energia tramite il nucleare. Masanori Takahashi, presidente della camera di commercio cittadina che fa pressioni sui leader locali per sostenere il riavvio, ha spiegato:

“Ci stiamo avvicinando alla fine dei progetti di sviluppo delle infrastrutture collegate al disastro. Ora è assolutamente necessario riavviare il reattore per l’economia della città”.

Alcuni residenti, tuttavia, ritengono che l’approvazione sia stata affrettata, affermando che persistono preoccupazioni sul fatto che i piani di evacuazione possano effettivamente essere implementati in caso di incidente nucleare.

Il reattore ad acqua bollente da 825.000 kilowatt ha ottenuto l’approvazione per il riavvio dalla Nuclear Regulation Authority all’inizio di quest’anno, diventando il secondo reattore danneggiato da un disastro a superare gli standard di sicurezza più severi dal disastro nucleare di Fukushima. L’altro reattore colpito dal disastro  è l’impianto Tokai n. 2 della Japan Atomic Power Co. nella prefettura di Ibaraki. Sebbene abbia ottenuto l’approvazione del regolatore per riprendere le operazioni a settembre 2018, deve ancora ottenere il consenso locale.

Come stanno gli altri reattori nucleari giapponesi?

Quel terribile 11 marzo  il terremoto e il successivo tsunami colpirono il Giappone, causando l’arresto di tutti i 54 reattori. Finora, 9  unità in cinque stabilimenti nel paese sono state riavviate a seguito dell’approvazione normativa e locale.

Al complesso di Onagawa, tutti e tre i reattori – gli stessi reattori ad acqua bollente dell’impianto Fukushima Daiichi della Tokyo Electric Power Company Holdings Inc. – si sono spenti ma i piani sotterranei dell’unità n. 2 sono stati allagati, a seguito dello tsunami. A Onagawa, oltre 800 persone sono morte e risultano disperse.

L’ente ha deciso di mettere fuori servizio l’unità n. 1 dell’impianto di Onagawa, mentre sta valutando se richiedere una revisione da parte dell’autorità per riavviare l’unità n. 3.

Fonti di riferimento: KyodoNews

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