Fukushima, gli scienziati cominciano a studiare i pesci e l’ambiente marino dopo il rilascio dell’acqua radioattiva

Scienziati e osservatori scientifici internazionali dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) in “visita” in Giappone per prelevare campioni marini vicino alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi

Un team di esperti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica hanno cominciato la selezione di alcuni campioni dal mercato del pesce nel sud di Fukushima. Si tratta della prima missione di campionamento da parte dell’AIEA da quando la centrale nucleare distrutta di Fukushima Daiichi ha iniziato a rilasciare nell’Oceano Pacifico le acque reflue radioattive trattate.

A essere selezionati e analizzati sei specie di pesci: la passera olivastra, l’orata cremisi, il tordo rosso, lo sgombro giapponese, l’ombrina e il pesce palla vermicolato, noti per avere livelli di radioattività più elevati rispetto ad altre specie a causa delle aree in cui tendono a spostarsi.

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Il governo giapponese ci ha chiesto di farlo e uno dei motivi è cercare di rafforzare la fiducia nei dati che il Giappone sta producendo – spiega un ricercatore dell’AIEA che supervisiona l’indagine. I campioni, ha fatto sapere l’Agenzia, verranno inviati ai laboratori di ciascun Paese per effettuare test indipendenti.

Posso dire che non ci aspettiamo di vedere alcun cambiamento a partire dai pesci – azzarda Paul McGinnity, uno scienziato di radiologia marina dell’AIEA.

Eppure, un piccolo aumento dei livelli di trizio, che non può essere rimosso dalle acque reflue di Fukushima Daiichi mediante il sistema di trattamento dell’impianto chiamato ALPS, è possibile in luoghi vicini ai punti di scarico, ma – secondo gli scienziati – si prevede che i livelli di radioattività siano simili a quelli misurati in precedenza.

Fukushima Daiichi ha iniziato a scaricare le acque reflue in mare il 24 agosto e il rilascio, che si prevede continuerà per decenni, è stato fortemente osteggiato dai gruppi di pescatori e dai Paesi vicini, inclusa la Corea del Sud, dove centinaia di persone hanno protestato. Anche la Cina ha immediatamente vietato tutte le importazioni di prodotti ittici giapponesi il giorno in cui è iniziato il rilascio, danneggiando gravemente i produttori, i trasformatori e gli esportatori, e la Russia si è recentemente unita alla Cina nelle restrizioni commerciali.

Insomma, si tratta davvero di un’operazione sicura per l’ambiente e la nostra salute?

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Fonti: AIEA

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